Dopo oltre tre mesi, il Parlamento ungherese ha votato un disegno di legge per dichiarare la fine dello stato d’emergenza nel Paese a causa della pandemia di coronavirus. Un provvedimento, quello dell’11 marzo, che aveva portato anche al trasferimento, circa 20 giorni dopo, dei ‘pieni poteri’ nelle mani del primo ministro Viktor Orbán. Ma la nuova legge votata dall’assemblea di Budapest con 135 voti a favore, 54 contrari e tre astenuti lascia al governo la possibilità di dichiarare un’altra emergenza nazionale, denunciano le organizzazioni in difesa dei diritti umani, concedendo al premier nuovi poteri extra.

L’Ungheria è uno dei Paesi dell’Unione europea ad aver subito meno le conseguenze della pandemia, con 4.077 casi accertati e 565 decessi (dati al 16 giugno 2020), ma ciò è bastato a convincere il Parlamento, dove Fidesz gode della maggioranza assoluta, a dichiarare lo stato d’emergenza l’11 marzo. Da lì, il 30 marzo, si è arrivati al voto che, proprio in conseguenza della dichiarazione, ha conferito al premier la possibilità di governare per decreto su tutti quegli aspetti riguardanti, direttamente o indirettamente, la lotta al coronavirus.

Così, in questi due mesi e mezzo il leader “illiberale” ha firmato oltre 180 leggi, molte delle quali giudicate chiare e sproporzionate violazioni dei diritti umani e delle libertà individuali, tanto da suscitare anche la preoccupazione della stessa Unione europea.

Oggi, questo modus operandi viene interrotto ma, come dichiarano le associazioni per i diritti umani, la possibilità di conferire di nuovo i ‘pieni poteri’ al premier rimane, nel caso in cui si ritenga che la Nazione stia piombando in una nuova emergenza. La fine dei pieni poteri è “un’illusione ottica”, hanno dichiarato nei giorni scorsi il Comitato Helsinki per i diritti umani, la Civil Liberties Union e Amnesty International: “Se i progetti di legge vengono adottati nella loro forma attuale – scrivono in un comunicato congiunto -, ciò consentirà al governo di governare nuovamente con decreto per un periodo di tempo indefinito, senza le garanzie costituzionali minime”. Senza dimenticare, concludono, che tra le leggi adottate nel periodo dell’emergenza ce ne sono alcune che hanno conferito maggiori poteri alla polizia e limitato la trasparenza delle azioni di governo.

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