L’Iran fa un piccolo grande passo in avanti. Dopo undici anni di attese la scorsa domenica 7 giugno il Consiglio dei Guardiani ha finalmente approvato una legge che definisce reato l’abbandono e/o l’abuso sia psicologico che fisico di un minore. Ad annunciarlo è stata la vicepresidente della Repubblica islamica, Masoumeh Ebtekar che ha espresso in un tweet la sua grande soddisfazione. La nuova legge potrebbe essere definita la legge Romina, perché nasce a poche settimane di distanza dall’evento tragico che ha scosso l’Iran.

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پس از تلاش ها و پيگيری های مستمر لايحه حمايت از اطفال و نوجوانان به تاييد شورای نگهبان رسيد ???? سخنگوی شورای نگهبان گفت: لایحه حمایت از اطفال و نوجوانان در جلسه شورای نگهبان بررسی و عدم مغایر با موازین شرع و قانون اساسی تشخیص داده شد. ???? به گزارش ایسنا به نقل از شورای نگهبان، عباسعلی کدخدایی از بررسی لایحه حمایت از اطفال و نوجوانان در جلسه اخیر شورای نگهبان خبر داد و افزود: طبق نظر شورای نگهبان لایحه حمایت از اطفال و نوجوانان با شرع و قانون اساسی مغایرتی ندارد و مورد تایید این شورا قرار گرفت. #معصومه_ابتکار

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Nella provincia di Gilan infatti, la notte del 21 maggio, una giovane ragazza di 14 anni, Romina Ashfari, è stata decapitata da suo padre che non accettava la sua “relazione” con un uomo molto più grande di lei. Il padre che in Iran è considerato il “guardiano” della figlia aveva sporto denuncia e, una volta convocata dalla polizia, la ragazzina aveva implorato il Giudice di non rimandarla a casa perché sapeva che suo padre avrebbe tentato di ucciderla.

Secondo un’intervista successiva alla morte della ragazza, è emerso che il padre aveva più volte chiesto a sua moglie di indurre Romina al suicidio, per avere disonorato la famiglia. Malgrado il temperamento violento del padre il Giudice non aveva accolto la richiesta di Romina, e l’ha “restituita” al suo proprietario che nella notte mentre dormiva ha preso una falce e le ha tagliato la testa. Il padre di Romina si era consegnato subito dopo alla polizia confessando e portando con sé l’arma del delitto.

Immediatamente dopo la circolazione della notizia, tutti i media avevano riportato alla luce la questione del delitto d’onore che in Iran è ancora in vigore come da Codice Penale. Sembra addirittura – da come riportano il New York Times e alcuni media locali – che il padre di Romina, Reza Ashrafi, avesse consultato un avvocato qualche tempo prima di uccidere sua figlia proprio per conoscere i termini della pena che avrebbe dovuto scontare e se fosse o meno andato incontro alla pena di morte, in vigore per i casi di omicidio.

L’avvocato l’aveva rassicurato, garantendo che avrebbe avuto al massimo dai 3 ai 10 anni. Ai sensi dell’art. 220 del vecchio codice penale islamico e dell’art. 301 dell’attuale codice penale islamico, il padre o il nonno paterno che uccide il figlio/nipote, se il reo e la vittima hanno entrambi la stessa religione e sono musulmani, non può essere punito con qesas (qisas) (legge del taglione, in questo caso la pena di morte).

In questo caso quindi la qesas si converte solitamente in diyeh (diya) (pena pecuniaria) e/o ta’zir (pena diversa dalla detenzione, ad esempio frustate). Se invece chi ha commesso il reato sopra descritto non è musulmano e la vittima è di religione islamica, il primo non può essere graziato e si applica la qesas. Inoltre ai sensi dell’Art. 612 si cita: Chiunque ha commesso un omicidio doloso e non è stato denunciato, ovvero è stato denunciato ma per qualsiasi motivo non è condannato al qesas, nel caso in cui la sua azione offenda l’ordine o la coscienza o la sicurezza pubblica/sociale o provochi paura di chi lo ha posto in essere o di altri, viene condannato dal tribunale al carcere da 3 a 10 anni”.

Dunque il padre in Iran è considerato “tutore” e, a differenza della madre, è esente dalla pena capitale se uccide la propria figlia. Tuttavia il capo della Magistratura iraniana Ibrahim Raisi, a seguito del clamore mediatico, ha affermato che il padre verrà punito con una dura condanna: con la pena di morte.

Con la nuova legge Romina dunque, oltre a criminalizzare gli abusi fisici, verranno stabilite anche delle punizioni più severe che andranno da una multa al carcere per chi ad esempio impedisce ai bambini di accedere all’istruzione, per chi li molesta emotivamente e fisicamente o chi li costringe a lavorare.

Verranno altresì coinvolti i funzionari della Magistratura e della sicurezza, che da ora sono “obbligati” a denunciare d’ufficio tutti i casi di abuso su minori e a tutelarli sotto la protezione dei servizi sociali fino al completamento delle indagini. Nel caso di Romina, ad esempio, l’atto commesso dal Giudice di rimandare la ragazza a casa dopo le suppliche, sapendo che ci sarebbero stati atti di violenza nei suoi confronti, oggi sarebbe stato illegale. Se questa legge fosse stata in vigore qualche settimana fa Romina probabilmente sarebbe ancora viva.

Il direttore esecutivo del Center for Human Rights in Iran, Hadi Ghaemi, un’organizzazione indipendente con sede a New York, ha dichiarato: È la prima volta nel quadro giuridico iraniano che viene definito ‘crimine’ fare del male a un bambino. Secondo Ghaemi i bambini sono tra i cittadini più vulnerabili nella società, sono il futuro di una nazione e per questo devono essere protetti.

In Iran c’è ancora molto da fare e la nuova legge non ha affrontato ancora diverse questioni come il matrimonio minorile, che è legale dall’età di 13 anni, ma con il consenso del padre la bambina può essere data in sposa anche molto prima, anche se i casi sono rarissimi.

Nonostante la nuova legge, proposta dai riformisti vicini ad Hassan Rohuani e approvata dal nuovo Majles (il parlamento conservatore) sia un grande passo in avanti per la Repubblica Islamica, siamo anche certi che senza il “rumoroso fragore” mediatico internazionale l’omicidio di Romina Ashrafi sarebbe rimasto impunito.

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