In attesa di un provvedimento nazionale, Minneapolis, in Minnesota, mette al bando la stretta al collo, una pratica molto diffusa tra le forze di polizia. Si tratta della stessa presa utilizzata per uccidere l’afro-americano George Floyd morto infatti soffocato a causa della pressione contro il collo esercitata per otto minuti e 46 secondi da un agente di polizia. Secondo il nuovo provvedimento, adottato proprio nella città in cui è morto Floyd, i poliziotti saranno anche obbligati a controllarsi tra di loro: dovranno infatti intervenire se testimoni di un uso eccessivo o non autorizzato della forza da parte di altri colleghi.

A livello nazionale, invece, nei prossimi giorni una senatrice dello stato di New York, la democratica Kirsten Gillibrand presenterà un provvedimento, che porterà il nome di un altro afromericano Eric Garger ucciso nello stesso modo di Floyd. Se la legge sarà approvata andrebbe a colmare un vuoto legislativo, visto che per ora l’uso o meno della pratica è a discrezione dei singoli dipartimenti di polizia. A Los Angeles è proibita dal 1980, mentre a New York dagli anni Novanta. Ma nonostante il clamore causato dai casi Garner e Floyd, la polizia continua a usarla.

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