La Procura di Roma ha ottenuto dal gip il sequestro preventivo dell’immobile occupato abusivamente da Casapound nel rione Esquilino della Capitale, a due passi dalla stazione Termini. Questo il motivo che ha spinto, nella serata di mercoledì 3 maggio, alcuni agenti della Questura romana a “soffiare”a pochi militanti l’imminente arrivo di un “ordine di sgombero” della sede romana del movimento di estrema destra. Che tale, tecnicamente non è, perché in realtà si tratta di un provvedimento giudiziario – anche piuttosto urgente – che ordina il recupero dell’edificio in relazione a una doppia indagine dei magistrati capitolini: per occupazione abusiva (che va avanti dal 2003) e di associazione a delinquere finalizzata all’istigazione all’odio razziale. Al momento, sono sedici i militanti di Casapound indagati. “E’ un momento storico, una vittoria per la città”, è stato il primo commento della sindaca M5s Virginia Raggi. Dal punto di vista tecnico, dopo la notifica dell’ordinanza del sequestro preventivo dell’immobile la struttura passa nella disponibilità’ del tribunale. Sul probabile sgombero deciderà il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza che dovrà coordinarsi con la procura.

L’atto è stato richiesto dal pm Eugenio Albamonte, che indaga su un doppio esposto. Quello del Ministero Economia e Finanze – proprietario, attraverso l’agenzia del Demanio, del palazzo di via Napoleone III – e quello di poco precedente dell’Anpi, l’Associazione partigiani d’Italia, arrivato subito dopo le “rivolte” di quartiere di Torre Maura e Casal Bruciato fra il 2018 e il 2019. L’impressione è che, nonostante i tentennamenti della Prefettura di Roma, il provvedimento di sequestro, emesso questa mattina, possa aver accelerato i tempi dello sgombero e che la “riunione informale” in Questura di mercoledì sia avvenuta per evitare problemi di ordine pubblico. Sull’edificio pende ancora una procedura amministrativa, avviata dal Mef e impugnata da Casapound prima al Tar e ora al Consiglio di Stato, e un’indagine della Corte dei Conti di Roma, che ipotizza un danno erariale di circa 4,3 milioni di euro.

L’edificio è occupato dai militanti di estrema destra legati al fondatore di Casapound, Gianluca Iannone, da 17 anni, quando il movimento della tartaruga frecciata ancora non esisteva e l’associazione si chiamava CasaMontag. Oltre alla sede nazionale di Cpi, trovano alloggio nel palazzo ben 18 famiglie che si dichiarano in “emergenza abitativa” e che risultano avere legami molto stretti con gli esponenti di punta del movimento. Nei giorni scorsi la sindaca Virginia Raggi aveva scritto al ministro Roberto Gualtieri (Mef) per chiedere di accelerare l’iter per la liberazione dell’immobile, assicurando un piano alternativo per gli occupanti che dovessero risultare effettivamente in difficoltà abitativa.

Va detto che da circa un anno, dopo le elezioni europee 2019 – che ha visto i frecciati restare sotto l’1% – l’azione politica di Casapound è molto diminuita. Da qualche settimana, sotto l’insegna Area 121, il movimento di estrema destra sta riparando sul litorale romano, avendo occupato un immobile in via delle Baleniere, a Ostia, di proprietà dell’Aeronautica Militare, che i militanti stanno addirittura ristrutturando. Questa potrebbe essere la futura sede del movimento di estrema destra, nel territorio che vede ancora molto forte l’influenza del leader locale Luca Marsella. Quest’ultimo da tempo viene attaccato per la presunta vicinanza con Roberto Spada, l’ex reggente dell’omonimo clan, in carcere per mafia. La sindaca Virginia Raggi, nei giorni scorsi, ha scritto al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, per avviare anche l’iter di sgombero dei locali di Ostia.

La musica a tutto volume e la “ronda” di Iannone – “Da qui non ce ne andiamo”, ripetono gli occupanti di via Napoleone III alla notizia dell’imminente notifica del provvedimento dei pm. Mentre per tutto il quartiere Esquilino rimbomba la musica sparata a tutto volume dal primo piano dell’edificio occupato. Una playlist casuale a cui si mischiano messaggi in codice: “Tu e io dobbiamo batterci per i nostri diritti, tu e io dobbiamo batterci per sopravvivere”, in Knights of Cydonia dei Muse; oppure “Dipingilo di nero”, in Paint it Black dei Rolling Stones, fino a “Semo gente di borgata” di Franco Califano e alcune canzoni dei filosovietici Cccp. Una selezione di cui sembrava molto fiero il fondatore di Casapound – anche leader dei ZetaZeroAlfa – che per quasi mezz’ora ha fatto il giro del quartiere a bordo del suo scooter, osservando i giornalisti a un certo punto rimproverati dalla Digos per essersi “assembrati” sull’altro lato del marciapiede: “Oggi non se me fa niente, potete tornare in redazione”. L’attesa per lo sgombero è iniziata. Tenendo presente che la Prefettura ne aveva disposto lo stop fino al 30 settembre, causa emergenza Covid

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