Di fronte alle pandemie, nemico invisibile quanto letale, la reazione spontanea delle masse è l’incredulità e la rimozione dell’evidenza. Capita addirittura che coloro che avvertono del pericolo vengano ridicolizzati e addirittura minacciati. Come ci narra il Manzoni nel capitolo XXXI dei Promessi sposi, “L’odio principale cadeva sui due medici; il suddetto Tadino, e Senatore Settala, figlio del protofisico: a tal segno, che ormai non potevano attraversar le piazze senza essere assaliti da parolacce, quando non eran sassi. E certo fu singolare, e merita che ne sia fatta memoria, la condizione in cui, per qualche mese, si trovaron quegli uomini, di veder venire avanti un orribile flagello, d’affaticarsi in ogni maniera a stornarlo, d’incontrare ostacoli dove cercavano aiuti, e d’essere insieme bersaglio delle grida, avere il nome di nemici della patria: pro patriae hostibus, dice il Ripamonti”.

Da questo punto di vista mi pare che finora in Italia ci siamo comportati in modo più che apprezzabile, nonostante le irresponsabili pressioni della Confindustria e qualche altrettanto irresponsabile personaggio che istigava alla ribellione contro le “misure liberticide”. Ovviamente non si deve affatto abbassare la guardia, dato che una delle caratteristiche del Covid-19 è, tuttora, la sua imprevedibilità.

In altre parti del mondo è andata molto peggio. Si prenda il Regno Unito, che si avvia ad essere il Paese con il maggior numero di contagi e di vittime dopo che, qualche mese fa, il primo ministro conservatore Boris Johnson, prima di cadere lui stesso gravemente ammalato, proclamava la strategia dell’ “immunità di gregge”. O gli Stati Uniti, dove è costante conflitto politico ed istituzionale tra Donald Trump da un lato, che incita apertamente la gente a infischiarsi delle misure di contenimento, e sindaci e governatori dall’altro, alle prese tra l’altro con uno dei peggiori e più cari sistemi sanitari del mondo. O il Brasile, dove la pandemia dilaga mentre Jair Bolsonaro dichiara che i veri uomini non hanno paura del virus e non interviene a tutela delle popolazioni indigene, come a volersele togliere di mezzo per procedere indisturbato alla devastazione e al saccheggio dell’Amazzonia e di altre zone del Paese.

Esempi positivi sono invece quelli di Cuba, Venezuela e Nicaragua, dove il numero dei contagi è fortemente limitato, nonostante le sanzioni statunitensi ed europee continuino ad abbattersi su questi Paesi ribelli nonostante gli appelli del Segretario generale delle Nazioni Unite a sospenderle. In Venezuela, anzi, l’amministrazione Trump ha introdotto gruppi di mercenari, previa stipula di un vero e proprio contratto per uccidere, il cui testo è stato pubblicato dal Washington Post, tra “aziende” specializzate nel settore della destabilizzazione politica e militare e i capirione dell’opposizione venezolana che è ormai ridotta davvero a poca cosa.

Tornando alla pandemia, essa ci ha fatto capire talune cose fondamentali.

La prima è che non ha senso chiedere di tornare alla normalità, dato che proprio questa “normalità” è stata alla base del dilagare del virus. Va invece completamente ribaltata e superata una “normalità” fatta da devastazione ambientale, crescenti diseguaglianze sociali, smantellamento dell’intervento pubblico e dei sistemi sanitari.

La seconda è che la cooperazione internazionale si rivela sempre più un elemento indispensabile per fare fronte ai problemi globali, tra i quali le pandemie assumono purtroppo un posto di importanza crescente. Cooperazione sui seguenti terreni:
1. Standardizzazione delle norme di comportamento, per evitare che in futuro si ripropongano atteggiamenti irresponsabili come quelli di Boris Johnson, Trump e Bolsonaro.
2. Coordinamento degli interventi di emergenza, mediante la costituzione di brigate mediche sul modello della “Harry Reeves” cubana che è intervenuta con successo da ultimo a Crema e a Torino a beneficio del popolo italiano e stock di materiali per l’emergenza.
3. Rilancio dell’organizzazione sanitaria pubblica anche a livello internazionale, mediante il rafforzamento dell’Organizzazione mondiale della sanità e il ridimensionamento del potere di Big Pharma, che, guidata esclusivamente dal profitto, ha avuto ben precise responsabilità nel dilagare della pandemia.

Ne parlerò venerdì 29 maggio alle ore 13.30 italiane in un webinar coi colleghi cinesi, argentini, brasiliani ed uruguayani.

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