La Figc insiste: si gioca a oltranza, tutti, in qualsiasi modo. Sulla scia del parere positivo per gli allenamenti di gruppo, la FederCalcio ha ribadito la volontà di riprendere il campionato, non solo di Serie A, anche di Serie B, e persino di Serie C, che pure aveva votato la chiusura della stagione. Per farlo, come aveva anticipato il Fatto Quotidiano la stagione sarà prolungata fino al 31 agosto, e ci sarà tempo fino al 20 per le partite. Che ciò succeda per davvero, però, è tutto da vedere: resta il nodo della quarantena obbligatoria in caso di nuovi contagi, che ancora non è stato risolto. Tanto che la Figc aggiunge pure che in caso di nuovo stop, potranno essere varati i playoff (idea che tanto piace al presidente Gravina) o addirittura congelata la classifica. Insomma, siamo ancora alla “tripla”.

Per il momento chiudono solo i Dilettanti: è questa l’unica decisione definitiva presa dal consiglio federale, ed era prevedibile. Adesso restano in ballo i professionisti. Questa è la seconda notizia, perché qualcuno si aspettava che lo stop potesse arrivare anche per la Serie C: erano state del resto le sue stesse società a chiederlo. La Figc invece tira dritta, vuole che anche questo campionato finisca sul campo, quantomeno ci spera, soprattutto per evitare le grane su promozioni e retrocessioni (dopo la scelta dei criteri che promuoverebbero il Carpi, il Bari di Luigi De Laurentiis è sul piede di guerra, e non solo). Dunque la FederCalcio ha bocciato la delibera della Serie C, e di fatto questo potrebbe provocare qualche malumore nella Lega diretta dal presidente Ghirelli.

Ci sono anche nuove date. Il 31 agosto come termine legale della stagione 2019/2020, il 20 agosto per la conclusione dei campionati. Sono quasi 20 giorni in più rispetto alla deadline del 2 agosto originariamente imposta dalla Uefa, che avrebbe voluto dedicare tutto il mese alla Champions League. Un prolungamento estremo che fa capire da una parte la forte volontà di ripresa, dall’altra anche tutte le difficoltà che ancora ci sono. La Serie A continua a lavorare per tornare a giocare il 13 giugno, ma ad oggi questa data è esclusa dal governo che ha sospeso tutte le attività agonistiche fino al 14. Si slitterà almeno un’altra settimana, mentre i calciatori sono già sul piede di guerra e chiedono almeno un mese per rimettersi in forma dal momento degli allenamenti, che in diversi casi non sono ancora a regime. Insomma, la ripresa è un rebus, la conclusione pure. Se non altro, però, adesso c’è anche un piano B (e pure C): in caso di ulteriore stop momentaneo per l’emergenza Coronavirus, il format potrà essere cambiato adottando playoff e playout, in caso di annullamento definitivo, si congelerà la classifica con dei coefficienti correttivi per stabilire i piazzamenti.

La ripresa, infatti, continua a dipendere dalle regole sanitarie imposte dal governo, su cui si registrano timidi passi avanti. Il Comitato tecnico scientifico ha approvato il protocollo del pallone, facendo cadere l’obbligo di ritiro preventivo di tutto il gruppo (che però era stato proposto proprio dalla Figc). Il presidente Gravina ha accolto la notizia come un trionfo, adesso le squadre possono tornare ad allenarsi, ma non è stato risolto il vero ostacolo al campionato: la quarantena di 15 giorni per tutto il gruppo in caso di nuovo positivo. Il Cts ha concesso che la squadra si isoli in ritiro e continui ad allenarsi, ma il divieto di contatti con l’esterno resta, e finché ci sarà il campionato è un’utopia: al primo infetto il calendario salterebbe di nuovo. Per giocare deve cadere questo paletto, altrimenti il rischio di nuova interruzione sarebbe troppo grosso (e non è detto che basti il paracadute dei playoff). È su questa regola che Palazzo Chigi dovrà pronunciarsi, sulla base della curva dei contagi. Il ministro Spadafora ha annunciato che una decisione sarà presa il 28 maggio. Intanto la Figc non ha cambiato idea: vuole giocare. E il governo?

Twitter: @lVendemiale

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