Simon Gautier forse si poteva salvare. Perché forse non morì subito dopo la caduta e la sua richiesta di aiuto girata dal 112 al 118: trascorsero almeno 80 minuti durante i quali poteva essere rintracciato ancora vivo. Ne sono convinti i legali della famiglia del giovane escursionista francese, deceduto lo scorso agosto in Cilento dopo essere precipitato in un dirupo del golfo di Policastro, all’altezza del comune di San Giovanni a Piro. Della vicenda si parlò a lungo: le ricerche durarono giorni e si conclusero con il ritrovamento del corpo ormai in stato di putrefazione.

L’avvocato Maurizio Sica sostiene che siano stati commessi degli errori nelle primissime fasi e nell’intervista degli operatori al ragazzo sofferente ma lucido. E lo scrive in una memoria depositata all’ufficio del gip di Vallo della Lucania per opporsi a una richiesta di archiviazione del pm e per sollecitare nuove indagini sulle presunte responsabilità degli operatori del 118. Secondo l’atto di opposizione, che ilfattoquotidiano.it ha potuto consultare, chi ricevette le telefonate di aiuto di Simon iniziate alle 8.59 del 9 agosto – dopo una prima chiamata all’amica italiana Chiara B. – non seppe analizzare e trasmettere subito le informazioni raccolte. Ce n’era una, fondamentale, che dal 118 fu trasmessa a carabinieri e soccorritori solo un’ora e mezza dopo: Simon disse subito, in un buon italiano, che stava attraversando a piedi da un paio di ore il sentiero da Policastro Bussentino a Napoli. Bastava googlare su un computer – secondo la difesa del ragazzo – e in pochi secondi sarebbe apparsa una mappa del sentiero e sufficienti indicazioni per comprendere che in un paio d’ore Simon sarebbe dovuto trovarsi più o meno all’altezza di San Giovanni a Piro. E in pochi minuti un elicottero avrebbe potuto raggiungere la zona e trovare il ragazzo ancora vivo. Immediatamente dopo la prima caduta, infatti, Simon era stato sufficientemente lucido da togliersi lo zaino per prendere la carta pellicola di alluminio che portava con sé. Voleva usarla per riflettere i raggi del sole, lanciare dei segnali luminosi. Purtroppo la buona idea restò vana. Simon cadde una seconda volta e morì dissanguato per le profonde fratture alle gambe. Quanto agli elicotteri, dei tre individuati nessuno fu alzato subito in volo, per varie ragioni. Uno era impegnato in attività di perlustrazione antidroga: era a caccia di coltivazioni di cannabis.

Il pm di Vallo della Lucania Luigi Spedaliere ha firmato una richiesta di archiviazione che compendia una precisa ricostruzione di tutte le attività svolte in quelle ore per geolocalizzare il cellulare del ragazzo. La richiesta di archiviazione è motivata con la considerazione che nulla e nessuno avrebbe potuto salvare Gautier, spentosi in “alcuni minuti”, secondo la relazione del medico legale dopo l’autopsia, per le profondissime ferite e fratture alle gambe. Il legale di famiglia non è d’accordo: “Simon nella telefonata era lucido e non accennò a un dissanguamento in corso – dice l’avvocato Sica – lesse l’sms del soccorso alpino che rimandava a un link per la geolocalizzazione, link inutile, non si aprì perché mancava il segnale Internet. Restò in vita per circa 80 minuti”. Al gip il compito di decidere se riaprire il caso o chiuderlo definitivamente.

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