Non sorprende che il settore del lusso sia quello economicamente meno intaccato dalla pandemia da Covid-19. Così, mentre la maggior parte dei costruttori si lecca le ferite e guarda con circospezione al futuro, alla Ferrari il bilancio del primo trimestre 2020 non è stato così negativo, considerato il periodo. Tuttavia, la Casa emiliana ha rivisto al ribasso le prospettive per l’intero 2020 in virtù di un secondo trimestre che si preannuncia in chiaro-scuro.

Le consegne nei primi tre mesi dell’anno sono cresciute del 4,9% a quota 2.738 unità. A sostenere la crescita sono stati i modelli a otto cilindri, che hanno fatto segnare un +5,7%, mentre i modelli a 12 cilindri hanno contribuito con un incremento del 2,4%. Crescono le consegne nella regione Europa-Medioriente, che ha fatto segnare un +25,4%, e quella della Americhe, +4,2%. Mentre in Cina, Hong Kong e Taiwan c’è stato un calo dovuto alla strategia del costruttore di anticipare le consegne previste al 2019. Meglio la regione dell’Asia-Pacifico, in salita del 23,2%.

Praticamente stazionari i ricavi netti a quota 932 milioni di euro, con una flessione minima dell’1%. La vendita di auto e componentistica di ricambio è salita del 7,3% a 788 milioni, ma sono scesi i ricavi derivanti dalla fabbricazione di motori (-44,2% a 33 milioni) per la progressiva dismissione della fornitura a Maserati, che nel futuro a breve termine avrà motorizzazioni proprie e non più prodotte a Maranello. In picchiata anche sponsorizzazioni, proventi commerciali e relativi al marchio (-30% a 89 milioni), azzoppati soprattutto dalla sospensione della stagione di Formula 1.

Lo stop delle competizioni, l’aumento degli oneri industriali per gli ammortamenti e l’interruzione delle attività produttive hanno comportato un calo dell’utile operativo del 5,2% a 220 milioni, mentre i profitti si sono attestati a 166 milioni, il 14% in meno rispetto al 2019. Il flusso di cassa è stato di 73 milioni di euro (anche per via dei 174 milioni di euro spesi in immobilizzazione). Raddoppiato l’indebitamento industriale netto, passato da 192 milioni a 401 milioni, mentre la liquidità disponibile ha raggiunto gli 1,23 miliardi (più altri 350 milioni derivanti da linee di credito predisposte ad aprile).

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