Sto morendo lentamente, giorno dopo giorno. La prigione ti ammazza così. Prima cerchi di resistere, poi di non impazzire dopo essere stato buttato dentro una cella e dimenticato, senza sapere se e quando ne uscirai. Ho bisogno di voi e del vostro aiuto, adesso più di prima”. Shady Habash, regista e videomaker 22enne egiziano, è morto stamattina all’interno della famigerata prigione di Tora, alla periferia sud del Cairo, dove era stato rinchiuso due anni fa.

Il 26 ottobre scorso Shady era riuscito a inviare un messaggio ai suoi cari e ai suoi amici più stretti e il succo delle sue parole è un disperato grido d’aiuto. Sulle cause ufficiali della morte di Habash ci sono notizie contrastanti e non è chiaro se sia stato contagiato dal Covid-19 o morto per altri motivi. Da due mesi a questa parte il governo del Cairo ha deciso di interrompere i processi e soprattutto le visite e i contatti dei familiari, specie per i detenuti politici.

In quelle parole un appello accorato e un j’accuse alle autorità carcerarie e allo stesso governo egiziano. Shady Habash era stato arrestato proprio su ordine del presidente, Abdel Fattah al-Sisi, a cui non era piaciuto il modo in cui la sua figura era uscita da un videoclip musicale di cui lo stesso Habash era stato il regista e produttore. Il brano era stato scritto e cantato da Ramy Essam, popolarissimo cantante egiziano (uno dei leader culturali della rivoluzione di piazza Tahrir nel gennaio del 2011), nel frattempo esiliato in Svezia: si intitolava Balaha, letteralmente “dattero”, termine dispregiativo in arabo che poi, da allora, è diventato il soprannome del Capo dello Stato.

Un nomignolo sarcastico che ad al-Sisi non è andato giù e la sua reazione è stata subito durissima. Il videoclip, infatti, è stato diffuso nei primi mesi del 2018, durante la campagna elettorale-farsa delle presidenziali (tutti i principali candidati si sono ritirati prima della presentazione, l’unico sfidante era il leader di un partitino a lui fedele) dopo la quali al-Sisi è stato confermato alla presidenza con il 94% dei voti.

Non potendo mettere le mani su Essam, le autorità hanno messo in atto una retata nei confronti di tutti coloro che avevano partecipato alla creazione e alla diffusione del video: sette persone, tra cui Habash appunto, il gestore della pagina Facebook di Essam e altre figure a lui vicine. “Sono ancora in prigione – scriveva ancora Habash nel messaggio del 26 ottobre scorso -, ogni 45 giorni finisco davanti a un giudice che mi riconferma atri 45 giorni di detenzione senza neppure guardarmi in faccia e neppure leggere i fogli del mio caso. Vi prego, non dimenticatevi di me”.

La prigione di Tora e la sua sezione speciale Scorpion, dedicata ai reati di pensiero, sono il posto peggiore dove trascorrere la detenzione. Dentro le inospitali celle dell’istituto di pena sono passati tutti i personaggi poco graditi al regime, dall’ex presidente Mohamed Morsi, morto nel 2019, al fotogiornalista Mahmoud Abu Zeid ‘Shawkan’, e oggi opprime tutti i prigionieri politici. In particolare quelli finiti in manette dopo la protesta spontanea anti-regime del 20 settembre scorso. Tra questi Alaa Abdel Fattah, una delle anime della rivolta di piazza Tahrir, arrestato al tempo dell’ex presidente Hosni Mubarak (scomparso due mesi fa) e di nuovo nell’autunno scorso.

Abdel Fattah versa in preoccupanti condizioni di salute anche a causa di uno sciopero della fame avviato da alcune settimane. Inutili, fino ad oggi, le denunce dei suoi familiari, in particolare della sorella Mona Seif. In Egitto e in Italia c’è ansia infine per le condizioni e per il futuro di Patrick Zaki, il giovane studente egiziano che fino al gennaio scorso ha frequentato un corso Erasmus all’università di Bologna.

Tornato in patria per qualche giorno di vacanza, il 7 febbraio è stato arrestato a causa di alcuni post pubblicati su Facebook nel settembre scorso a proposito delle proteste contro al-Sisi in tutto il Paese. Dopo la prima fase processuale a Mansoura, sua città natale, Zaki è stato trasferito a Tora e di lui i familiari non sanno più nulla da quasi due mesi.

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