“Gli infermieri e gli operatori sanitari della Toscana non sono più sicuri e adesso hanno paura”. Giampaolo Giannoni, segretario regionale del sindacato degli infermieri Nursind, non crede ai suoi occhi dopo aver letto l’ordinanza 18 del 25 marzo del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi: il nuovo atto per il “contrasto e il contenimento” del Covid-19 toglie le mascherine FFP3 (quelle di protezione massima) dai reparti di Pronto Soccorso e dagli operatori del 118. Le mascherine in grado di difendersi dal contagio saranno garantite solo nelle terapie intensive e nei reparti Covid degli ospedali toscani, mentre agli operatori e medici dei no Covid non saranno garantite nemmeno le mascherine di protezione più bassa FFP2. Per questo il sindacato autonomo toscano degli infermieri ha presentato, sulla scia di altre iniziative simili in tutta Italia, un esposto alla Procura di Firenze: “Siamo molto preoccupati – dice Giannoni al Fattoquotidiano.it – così si abbassa drasticamente la sicurezza di chi ogni giorno lavora in prima fila per combattere il virus”.

L’ordinanza della Regione – L’atto del governatore Rossi approvato il 25 marzo aveva l’obiettivo di mettere nero su bianco le nuove politiche della Regione per contenere il virus che in Toscana, secondo i dati aggiornati a venerdì pomeriggio, ha contagiato in tutto 3.450 persone (sesta in Italia) con un tasso di crescita giornaliero dei contagi tra i più alti d’Italia: +244%. Tra queste i nuovi test sierologici rapidi per individuare gli anticorpi, i nuovi letti di rianimazione, l’individuazione di “alberghi sanitari” per i pazienti positivi e infine i “criteri per la distribuzione e la rendicontazione delle mascherine protettive”. Ed è proprio su quest’ultimo punto che si stanno scatenando le polemiche: se fino ad oggi gli operatori sanitari potevano godere dei dispositivi di massima protezione, nell’allegato all’ordinanza la Regione garantisce mascherine FFP3 “solo nelle terapie intensive” mentre le CE, FFP1 e FFP2 “devono essere distribuite solo nei reparti Covid, pronto soccorso e laboratori”.

Questo significa che i reparti non Covid degli ospedali toscani – dove spesso si annida il contagio – non saranno più dotati delle mascherine che proteggono dal virus e lo stesso vale per molti operatori del 118 che sono i più esposti per trasportare i pazienti dalle case agli ospedali. “Una decisione incredibile – continua Giannoni – perché se mancano le mascherine e c’è un problema di approvvigionamento, se ne comprano di più: non è che si levano a chi sta in trincea tutti i giorni”.

Ad alimentare le polemiche per le condizioni di lavoro degli infermieri e degli operatori sanitari negli ospedali toscani ci ha pensato anche il direttore del Pronto Soccorso di Careggi di Firenze, Stefano Grifoni, che al Tg3 Toscana ha detto che fare tamponi su larga scala può portare a “problematiche sulle ripercussioni a livello lavorativo”. Ovvero: “Noi siamo operatori sanitari e quindi dobbiamo fare attenzione – ha continuato Grifoni – perché sarebbero utili delle manovre che determinerebbero l’allontanamento del personale o la quarantena del personale attivo nel pronto soccorso e in altri reparti”. Una dichiarazione che il sindacato degli infermieri ritiene “inaccettabile” perché così facendo Grifoni “ha ammesso che i tamponi non vengono fatti agli operatori sanitari perché molti risulterebbero positivi, con la necessità di procedere all’isolamento e la conseguente mancanza di personale negli ospedali”. Il direttore del Pronto Soccorso di Careggi ha poi chiarito che “la salute e la sicurezza degli operatori sanitari viene prima di tutto” ma l’esposto di Nursind alla Procura della Repubblica si è soffermato anche sulle responsabilità della Regione in materia di tamponi.

Twitter: @salvini_giacomo

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