“Perché si muore più Lombardia che nel resto d’Europa? Io sinceramente non lo so. Tuttavia, a meno che non esista un ceppo in Lombardia diverso da tutti gli altri ceppi che circolano in Europa, credo ci siano altri fattori che abbiano creato una convergenza di conteggi che magari andavano ampliati“. Sono le parole pronunciate a “Dimartedì”, su La7, dalla virologa Ilaria Capua, direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida.

La scienziata ribadisce l’ importanza del distanziamento e delle misure di contenimento. E sul coronavirus, da lei definito “un virus opportunista”, elenca alcune ipotesi sul motivo per cui sia così aggressivo in Lombardia: “Sappiamo che questo è un virus che si trasmette per via aerea, coi cosiddetti droplet. Sappiamo anche che virus simili a questi hanno causato problemi nei sistemi di aerazione negli alberghi. E’ possibile che, magari, negli ospedali che gestiscono questi focolai molto grandi abbiano degli impianti di aerazione a un livello tale da non garantire la sicurezza di persone, ad esempio, immunodepresse lì ricoverate? Io sinceramente non credo che la causa dell’aggressività del virus in Lombardia sia l’inquinamento. Però dobbiamo capire cosa c’è in quella regione, che ha un tasso di letalità 10 volte superiore al resto dell’Europa e al resto d’Italia”.

La virologa sottolinea la necessità dello studio delle cartelle cliniche dei pazienti deceduti per coronavirus: “Bisognerebbe vedere quante persone sono morte con una polmonite virale acuta. Quindi, togliamo dal conteggio di tutti i pazienti che hanno, in media, 3-4 malattie intercorrenti. E cerchiamo di capire cosa può fare da solo questo virus. Io comunque ho una visione ottimistica di questo problema. Il virus ormai è presente in tutto il mondo, perché gli aerei lo hanno diffuso ovunque. Credo che con l’estate il coronavirus farà il suo giro di infezione nella popolazione – continua – e poi può essere che si ripresenterà in autunno con un’altra faccia. Non dimentichiamo che i coronavirus umani sono i virus del raffreddore. Quindi, io non vedo il motivo per cui non potremmo immaginare questo virus come il futuro virus del raffreddore. Certo, dovrà attenuarsi e c’è tutta una serie di meccanismi che dovranno avvenire perché questo virus venga molto ridimensionato. Io mi auguro che accada questo”.

Ilaria Capua spiega che il grande punto interrogativo dell’emergenza è dato dal numero degli asintomatici e dal ruolo che hanno nella diffusione dell’infezione e nella costruzione dell’immunità di gregge. E sul vaccino per il coronavirus, osserva: “Se questo virus si comporterà come un virus del raffreddore, non avremo bisogno di un vaccino. E quindi spero che non sarà necessario. Dovremo guardare i dati nella loro omogeneità a livello europeo e riuscire a capire veramente come mai in Lombardia c’è stato questo picco di mortalità e questo sovraccarico così pesante degli ospedali”.

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