“Quando ero un ragazzo, il disastro di cui ci preoccupavamo era la guerra nucleare… Oggi la più grande catastrofe possibile non è più quella. Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nei prossimi decenni è più probabile che sia un virus altamente contagioso. Non missili ma microbi”. Iniziava così un discorso tenuto nel 2015 da Bill Gates, creatore di Microsoft e impegnato nella ricerca scientifica con la sua associazione Bill and Melinda Gates Foundation.

L’occasione era un Ted Talk, una delle conferenze statunitensi gestite dall’organizzazione privata non-profit The Sapling Foundation. Bill Gates, che proprio nella giornata 13 marzo e in piena pandemia da Coronavirus ha annunciato le dimissioni da Cda Microsoft con l’obiettivo di dedicarsi alle sue attività filantropiche e di ricerca su salute e cambiamento climatico, nel 2015 parlava di un “virus sconosciuto” come causa della morte di “milioni di persone e di una perdita finanziaria di “3000 miliardi nel mondo“.

“Abbiamo investito pochissimo in un sistema che possa fermare un’epidemia – continuava Gates – Non siamo pronti… La mancanza di preparazione potrebbe permettere alla prossima epidemia di essere terribilmente più devastante dell’Ebola”. Gates mostrava poi l’impatto di un virus che si risponde per via aerea come la Spagnola. La conclusione? Nonostante l’esperienza con Ebola e Spagnola nessun Paese ha pensato di adottare misure collettive di prevenzione per il futuro. Viene da chiedersi se Gates fosse l’unico a preoccuparsi di questo tipo di minaccia globale. La risposta è no e arriva da una task force creata dall’ex presidente Barack Obama, un’unità di crisi permanente contro le pandemie.

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