Ieri sarei dovuto andare a Milano. Almeno così avevo deciso il mese scorso, quando tutto era diverso.

La situazione che stiamo vivendo è sempre più surreale. Ho parenti e amici in città che non si possono più raggiungere, e non so quando li potrò rivedere. Limitare le nostre libertà personali, come quella di spostarsi e di uscire la sera, ci pare distopica. Eppure in molti paesi del mondo è una condizione normale.

Dovremo fare delle rinunce, sociali ed economiche, però sappiamo che sarà un momento transitorio. Ci stiamo accorgendo quanto sia importante, anche in questo mondo apparentemente così tecnologico, incontrarsi, guardarsi negli occhi, toccarsi.

Staremo chiusi in casa. Nelle nostre gabbie d’oro con riscaldamento, acqua corrente, elettricità, i film e i libri che abbiamo scelto. Sembra strano da dire adesso, ma siamo ancora nella parte fortunata del mondo. “Se le persone ricordassero in ogni momento che un giorno moriranno sarebbero persone migliori” diceva Gurdjieff. “Memento mori” recitavano i latini: non intendendo che dobbiamo vivere nella paura, ma dare la priorità alle cose importanti, mentre solitamente facciamo dettare alla contingenza la gestione del nostro tempo.

Ora il tempo è paradossalmente più nostro. Non pensate a quello che non potete fare, pensate a ciò che potete fare e non per cui non avete mai avuto tempo. Abbiate il coraggio di stare soli con voi stessi, di pensare. Approfittate di questa innaturale calma, perché anche da una situazione così drammatica possiamo trarre un insegnamento, e forse addirittura un’occasione per capire cosa è davvero importante.

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