Lasciare aperti solo i negozi di alimentari e i servizi essenziali, fermare tutto il resto. Comprese le fabbriche e i mezzi del trasporto pubblico. Perché il sistema sanitario sta “arrivando ai limiti massimi” di stress, avvisa il governatore Attilio Fontana, e “può reggere un’altra settimana”. Quindi è necessario abbassare il numero dei contagi – lievitato ormai a 5.469, con un incremento di 1.280 casi nella giornata di lunedì – per allentare la pressione sugli ospedali.

E si accodano Zaia e Bonaccini – Così la Regione Lombardiacome il Veneto del leghista Luca Zaia, che solo domenica chiedeva al governo di liberare dalla zona arancione le province della sua regione – si ritrova a proporre un’ulteriore stretta a due giorni dalla decisione del governo di istituire in tutto il territorio una ‘zona arancione’, poi estesa al Paese intero. Misure più restrittive vengono applicate anche da Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, dove chiudono i mercati non alimentari e, dopo le 18, chiuderanno anche pizzerie al taglio, piadinerie, tigellerie, kebab, gelaterie. Non solo, il governatore emiliano ha deciso anche di chiudere questo tipo di locali h24 nel corso del week end. In Lombardia sono i sindaci a spingere per un altro giro di vite, ma non solo. Anche sindacati e ristoratori spingono per la serrata totale. Il governatore ha spiegato a SkyTg24 che “tutti i 12 sindaci lombardi che ho incontrato oggi mi hanno chiesto un irrigidimento” delle misure.

Conte non esclude la serrata generale – Il governo, a sentire Fontana, deciderà mercoledì sulle misure richieste dalla Lombardia. Oggi invece, il premier Giuseppe Conte non ha escluso di varare regole più severe, compresa la serrata generale, incontrando i leader delle forze dell’opposizione Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani- “Vi assicuro che il Governo – ha detto il premier – continuerà a rimanere disponibile e risoluto, come sin qui ha sempre fatto, ad adottare tutte le misure necessarie a contrastare con il massimo rigore la diffusione del contagio e ad aggiornare queste misure costantemente. Continueremo a raccogliere le istanze degli amministratori territoriali, come facciamo con videoconferenza quotidiana, e continueremo a porre a base delle nostre autonome decisioni politiche le valutazioni del comitato tecnico-scientifico. Faremo in modo che le misure tengano sempre conto di tutti i fondamentali interessi in gioco e siano sempre efficaci e adeguate rispetto all’obiettivo prioritario di contenere il contagio e di tutelare la salute dei cittadini”.

Chiusura totale: dalle fabbriche ai mezzi pubblici – Tra le proposte che la Regione presenta al governo, ci sono la chiusura degli esercizi commerciali non essenziali, nonché la richiesta di valutare la chiusura del trasporto pubblico locale e, ha aggiunto Fontana, anche una serrata di “attività imprenditoriali che, senza troppi danni, possono essere chiuse”.

Il Pd: “Vi appoggiamo, ma basta annunci” – L’annuncio di Fontana è sposato dal Pd, non senza qualche polemica per tempistiche e modalità. Il vicesegretario Andrea Orlando dice: “Capisco la difficoltà del momento ma esiste una conferenza Stato-regioni che a quanto mi risulta si riunisce quotidianamente in videoconferenza. I presidenti di regione sono sicuri che il modo migliore di per chiedere nuovi provvedimenti sia a mezzo stampa, Twitter, Facebook, etc?”. E anche il capogruppo dem in Regione, Fabio Pizzul, dice che il partito è pronto ad appoggiare le nuove misure ma chiede a Fontana di fermare “questo stucchevole gioco delle dichiarazioni a mezzo stampa”.

L’esplosione del contagio – Le richieste nascono dai numeri impietosi degli ultimi giorni. Tra domenica e martedì si sono registrati oltre 3mila nuove positività (e mancano molti tamponi delle ultime ore) e il numero di pazienti affetti da coronavirus ricoverati in terapia intensiva è arrivato a 466 pazienti. Tre giorni nei quali sono morte 314 persone affette da Covid-19. Il timore è che la propagazione del virus faccia collassare il sistema sanitario. “Stiamo arrivando ai limiti massimi – ha ammesso Fontana – Si può reggere un’altra settimana”.

Gallera: “Numeri terapia intensiva da brividi” – L’assessore regionale al Welfare, Giulio Gallera, già lunedì, aveva detto che la Regione stava valutando la possibilità di utilizzare un capannone della Fiera di Milano, a Rho, per creare, all’interno di container, nuovi posti letto di terapia intensiva. “Stiamo studiando qualunque tipo di soluzione per non arrivare ad ammainare bandiera bianca”, aveva detto. Il 28 febbraio, ha spiegato di nuovo martedì, “avevano in terapia intensiva 57 persone, sabato 9 cioè a distanza di nove giorni avevamo in terapia intensiva 399 persone, cioè un incremento dell’utilizzo della terapia intensiva del 700%. Questo dato proiettato in prospettiva, se non facciamo nulla fa venire i brividi a tutti”. “Perché noi – ha aggiunto – altri 15 o 20 giorni con una crescita così forsennata delle persone nei pronto soccorso e nelle terapie intensive non li reggiamo, non li regge la Lombardia e non li regge l’Italia”.

‘Via libera’ dei sindacati – La posizione della Giunta lombarda sono condivise anche dai sindacati. Cgil, Cisl e Uil della Lombardia hanno scritto a Fontana per chiedere che sia chiuso tutto, che si fermi ogni attività economica che non sia “essenziale”. Anche secondo le tre principali sigle sindacali infatti “le misure sin qui messe in campo non sono, purtroppo, sufficienti”. In attesa di disposizioni ufficiali da parte delle autorità, almeno a Milano, già nella prima giornata di validità del decreto su tutto il territorio nazionale sono decine i locali pubblici che hanno scelto di non alzare le serrande. Catene di ristoranti come Miscusi, attività singole nel settore food e non solo, hanno comunicato la chiusura.

I ristoratori milanesi: “Meglio chiudere” – Inoltre il Comitato ristoratori responsabili – tra i firmatari la bottega storica Peck, i ristoranti Trippa e Ratanà – ha scritto una lettera aperta spiegando che per la tipologia del servizio effettuato è “praticamente impossibile” far rispettare la richiesta di mantenere un metro di distanza interpersonale, così come è “ineliminabile” qualche forma di “promiscuità tra clienti e tra cliente e personale di servizio”. Per questo avanzano la richiesta al governo e alla Giunta regionale di valutare “l’opportunità di chiudere del tutto gli esercizi di somministrazione: meglio un periodo di contenimento più severo ma più limitato nel tempo”, nonché l’istituzione “di un fondo di emergenza per imprese in difficoltà”, la “cassa integrazione per i prossimi tre mesi per i dipendenti del settore” e la “sospensione degli oneri tributari per i prossimi tre mesi, compresi quelli comunali”.

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