Il Canton Ticino chiude le scuole a metà: porte sbarrate alle superiori, studenti regolarmente fra i banchi alle elementari e alle medie. Persino alla scuola media di Canobbio, vicino a Lugano, dove gli allievi risultati positivi al Covid-19 sono almeno due. Loro restano ovviamente a casa, così come chiunque abbia sintomi sospetti, ma tutti gli altri “inclusi/e compagni/e di classe e/o docenti di un eventuale caso confermato, se asintomatiche, vanno a scuola e proseguono la loro vita scolastica come di consueto”, ha scritto il direttore in una lettera ai gentitori.
A fronte di 128 casi accertati, di cui 11 in terapia intensiva, su un totale di 350mila abitanti, il Consiglio di Stato del cantone della Svizzera italiana ha decretato lo “stato di necessità”, con una versione soft dei provvedimenti che in Italia abbiamo ormai imparato a conoscere, “preso atto che il numero di contagi nel Cantone è in rapido aumento e che gli epidemiologhi ritengono verosimile un’ulteriore accelerazione dei contagi”. Sospese le manifestazioni con più di 50 persone coinvolte, aperti solo bar e ristoranti con più di 50 posti, a patto che possano rispettare le norme di sicurezza, misure precauzionali consigliate agli over 65. Tutti i luoghi di intrattenimento, come cinema e musei, impianti sciistici, devono restare chiusi, compresi i “locali erotici“. I provvedimenti sono in vigore fino al 29 marz0.
La decisione di non chiudere le scuole frequentate dai più piccoli ha suscitato forti polemiche: “Dobbiamo in tutti i modi evitare il mescolamento delle generazioni, perché se chiudiamo il rischio che ad occuparsi dei bambini siano i nonni, la fascia più a rischio, è troppo alta”, ha argomentato il capodivisione malattie trasmissibili dell’Ufficio federale della sanità pubblica, Daniel Koch. Anche per Manuele Bertoli, capo del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport del Canton Ticino, la priorità è evitare che si ammalino molti anziani, “cosa che andrebbe a creare pressioni sul sistema sanitario che non ci possiamo permettere”.
La Lega dei Ticinesi chiede invece la sospensione delle attività in tutti gli istituti e se la prende – come accade spesso – con gli italiani: “Di certo la vicinanza con la Regione Lombardia non aiuta, come pure l’afflusso giornaliero di ben 70mila frontalieri provenienti dalle zone rosse, e tra questi molti docenti”, recita un’interpellanza al governo. “Per questo motivo chiediamo l’immediata chiusura degli istituti scolastici ticinesi”.
Ma un appello al governo perché sospenda l’intera attività scolastica arriva anche dall’Ordine dei medici ticinesi, che esorta ad “arginare il fiume in piena” e cita i più autorevoli studi in materia per ricordare al governo che “i bambini sotto i dieci anni di età hanno esattamente la stessa probabilità degli adulti di contrarre la malattia. E ancora più preoccupante è il dato relativo al ruolo di vettore che hanno nella catena di trasmissione del virus: in media il 7-8% dei contatti stretti dei bambini infettati risulta positivo”. Detto questo, “chiudendo le scuole e attuando un’opportuna rete di sostegno sociale, sarebbe possibile allo stesso tempo sia evitare la trasmissione intergenerazionale dell’infezione sia arginare il contagio tra i giovani”. Diversi istituti hanno iniziato a disobbedire al Consiglio di Stato, chiudendo comunque i cancelli d’ingresso.
Nell’intera Svizzera, i casi di contagio da Covid 19 sono al momento 645.
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