La Serie A è nel caos e per oltre 30 minuti il campionato resta sospeso nel limbo. Dopo il decreto che a causa del diffondersi del coronavirus ‘chiude’ la Lombardia e altre 14 province, il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha chiesto alla Figc lo stop immediato, sposando l’appello del presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi che aveva parlato di “atto più utile al Paese”. Al Tardini, dove Parma-Spal avrebbe dovuto scendere in campo alle 12.30, le squadre vengono fermate negli spogliatoi a 5 minuti dal fischio d’inizio. Tutto fermo per mezz’ora in attesa di una decisione, poi viene deciso di giocare alle 13.45. Il campionato, insomma, va avanti a porte chiuse. Almeno per ora. La Figc ha fissato infatti per martedì 10 marzo un Consiglio Federale straordinario, “vista la richiesta del ministro per lo Sport Vincenzo Spadafora, sentito il Presidente del Coni Giovanni Malagò e preso atto della volontà del Consiglio della Lega di Serie A, titolata ad organizzare il campionato, di seguire le prescrizioni inserite nel Dpcm sull’emergenza Covid19 e quindi di volere disputare le gare in programma a porte chiuse”. Da parte sua, la Lega calcio Serie A ha fatto sapere in una nota che “le reiterate e contrastanti dichiarazioni governative contribuiscono soltanto ad accrescere lo stato di confusione generale” e che lo sciopero dei calciatori paventato avrebbe potuto “mettere a rischio il sistema”.

Il ministro, spiegando di condividere le dichiarazioni di Tommasi, spiega: “Mi unisco alla sua richiesta. Non ha senso in questo momento, mentre chiediamo enormi sacrifici ai cittadini per impedire la diffusione del contagio, mettere a rischio la salute dei giocatori, degli arbitri, dei tecnici, dei tifosi che sicuramente si raduneranno per vedere le partite, solo per non sospendere temporaneamente il calcio e intaccare gli interessi che ruotano attorno ad esso”.

Altre Federazioni, ricorda, hanno “saggiamente optato per uno stop per i prossimi giorni”. Quindi l’appello: “Credo sia dovere del presidente della Figc, Gravina, un supplemento di riflessione, senza attendere il primo caso di contagio, prima di assumersi questa gravosa responsabilità. Del resto, ancora prima che la situazione diventasse così drammatica per il Paese, la Lega di Serie A e Sky si erano già rifiutate di concedere a migliaia di italiani, costretti loro malgrado a restare a casa, di poter vedere in chiaro le partite, nascondendosi dietro presunte difficoltà normative che con l’autentica disponibilità di tutti si sarebbero potute ampiamente superare”, ha aggiunto il ministro.

Da parte sua, Sky ha replicato a Spadafora spiegando che “ci spiace constatare che le dichiarazioni del signor ministro dello sport non corrispondono alla verità dei fatti. Infatti Sky da molti giorni aveva dato la piena disponibilità sia alla visione di Juventus-Inter sui propri canali in chiaro (Tv8 e Cielo) che alle partite di cui Sky detiene i diritti a pagamento. Tv8 e Cielo – prosegue la nota – sono disponibili sulla piattaforma digitale terrestre per tutti i cittadini e a tutti gli appassionati e non solo ai propri abbonati. Le norme e leggi attuali non sono superabili e la Lega Calcio di Serie A lo ha più volte dichiarato e chiarito”.

Un botta e risposta proseguito con la controreplica di Spadafora, che ha sottolineato come “dopo attenta valutazione e numerosi colloqui, ho reso noto ai soggetti interessati l’unica possibilità per riuscire, in emergenza, a trasmettere in chiaro le partite di questa giornata allo scopo di evitare assembramenti di tifosi su tutto il territorio nazionale. Fatto salvo il diritto di Sky di trasmettere in diretta ai propri abbonati la partita – prosegue Spadafora -, c’era la possibilità di diffondere le immagini in differita, liberamente, a tutti gli operatori televisivi interessati, a partire naturalmente dai canali in chiaro del gruppo Sky, ma senza preclusioni. Questo avrebbe superato i vincoli normativi ed evitato qualsiasi successiva diatriba giudiziaria ed economica. Ne ho parlato con tutti, compreso l’ad Maximo Ibarra e il Presidente della Lega Serie A Dal Pino, che potranno confermare, e che non hanno aderito a questa ipotesi per difendere i propri, legittimi, interessi economici. In questo momento di crisi sanitaria c’è chi prova a fare i conti con la realtà e chi purtroppo si limita a fare i conti”.

A chiedere lo stop al campionato era stato Tommasi, nelle stesse ore in cui è risultato positivo al Covid-19 anche il presidente del Novara (Serie C) Maurizio Rullo. “Stamattina ho scritto a Giuseppe Conte, Vincenzo Spadafora, Giovanni Malagò, Gabriele Gravina, Paolo Dal Pino, Mauro Balata e Francesco Ghirelli – scrive l’ex centrocampista della Roma – Fermare il calcio è l’atto più utile al Paese in questo momento. Le squadre da tifare stanno giocando nei nostri ospedali, nei luoghi d’emergenza”. Con lui tutta l’Assocalciatori, che ha ribadito che “i campionati vanno fermati. Il segnale che le istituzioni sportive danno è pessimo. È pericoloso viaggiare da e per le zone rosse, è pericoloso giocare a calcio, è pericoloso salutarsi. Le squadre oggi stanno purtroppo scendendo in campo per dovere nei confronti di chi non ha il coraggio di decidere che il calcio non può avere deroghe contro il coronavirus. Martedì ci sarà il consiglio federale – conclude l’Aic -, ci aspettiamo una cosa sola, la sospensione dei campionati fino a quando non ci saranno le condizioni per giocare”.

Intanto la Uefa ha annunciato di aver cambiato il suo protocollo: in una nota l’organo di calcio europeo ha annunciato che sono stati vietati le strette di mano tra arbitri e giocatori nel pre-partita “fino a nuovo avviso”. Il provvedimento, che verrà applicato a tutti i match Uefa, è in linea con le indicazioni segnate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tra i calciatori prende posizione Mario Balotelli. In una storia sul suo profilo Instagram, l’attaccante del Brescia scrive: “Non scrivetemi cagate come ‘Ma voi siete protetti’, ‘Ma cosa vi cambia giocare o no?’, ‘A porte chiuse non succede niente’, ‘non tirate via l’unico svago del weekend alle persone delle zone rosse!’. Io amo il calcio più di voi, ma giocare vuol dire viaggiare in pullman, treno, aereo, dormire in hotel, entrare in contatto con altre persone al di fuori della tua società lavorativa”.

Anche la pallavolo femminile si ferma: la Lega Pallavolo Serie A Femminile ha comunicato la sospensione dei campionati di Serie A1 e Serie A2 sin dalla giornata di oggi. “Tutte le partite in programma – valide per la 10/a giornata di ritorno della Regular Season di Serie A1 e per la 5/a giornata delle Pool Promozione e Salvezza di Serie A2 – sono rinviate a data da destinarsi”, fa sapere in una nota.

Lo sfogo del giocatore prosegue: “Già non vedo i miei figli per questo maledetto coronavirus perché come sapete vivono in Lombardia, e già è snervante e triste per me. E di sicuro non vorrei mai che in più mia madre, che vedo tutti i giorni e non è una mia coetanea, e per quanto possa amare il calcio (al quale devo tutto) non mi va e tassativamente non voglio attaccarle proprio niente! E perché? Per far divertire qualcun altro? O per non perdere soldi? Ma dai non scherzate. Ripigliatevi, avete rotto adesso. Non si scherza con la salute”.

Il basket invece si ferma per almeno una settimana. La Lega Basket e la Federazione italiana pallacanestro, dopo il decreto che a causa del diffondersi del coronavirus ‘chiude’ la Lombardia e altre 14 province, ha deciso in accordo con le società di sospendere tutte le gare di Serie A in programma domenica 8 marzo, dopo che sabato sera si erano giocate Trieste-Pistoia e Roma-Sassari. Il calcio, invece, tira dritto e la giornata si giocherà regolarmente, ma a porte chiuse come già stabilito nel corso della settimana.

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