La tragedia dei profughi siriani e di altri Paesi al confine tra Grecia e Turchia sta raggiungendo un’intensità e una disumanità senza precedenti. I due principali contendenti, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente turco Erdogan, si scambiano gravi accuse. E’ evidente l’intento di usare la vita dei rifugiati come merce politica di scambio. Erdogan è in grave crisi sul piano militare esterno, dopo le batoste in Siria e in Libia che hanno rintuzzato le sue velleità espansionistiche e la sua popolarità è in crollo verticale sul piano interno dove eventuali elezioni trasparenti e democratiche ne sancirebbero senza alcun dubbio la disfatta.

Continua una feroce repressione nei confronti di chiunque osi dissentire dalle sue politiche folli e criminali ma comincia a perdere pezzi importanti anche nell’apparato statale che si affanna a rimodellare ognora a sua immagine e somiglianza. Ora il sedicente Sultano vorrebbe usare le sofferenze dei profughi scagliandoli a migliaia contro le frontiere europee per ottenere in un’unica soluzione i residui tre miliardi di euro, dei cinque che l’Europa gli ha concesso per fare il lavoro sporco di contenimento dei rifugiati e chiedere nuovi finanziamenti senza alcun vincolo di destinazione. Evidentemente vuole utilizzarli per provvedersi di nuove armi per fare la guerra ai Kurdi e di nuovi strumenti di repressione per soffocare nel sangue e nelle galere la crescente opposizione all’interno della Turchia.

Mitsotakis non si sta comportando certo meglio. Quest’uomo politico, rampollo di una dinastia di affaristi politici ed espressione della peggiore oligarchia imprenditoriale greca responsabile principale della crisi che ha colpito il Paese da almeno un decennio a questa parte, è assurto al potere dopo l’evidente fallimento delle politiche di Tsipras, che si era dovuto piegare agli irragionevoli diktat dell’Europa arroccata attorno al capitale finanziario e ai suoi padrini politici, in primo luogo la signora Merkel.

Oggi Mitsotakis, che deve amministrare la miseria e gli sfaceli provocati dalle politiche neoliberiste fomentate dall’Unione europea, è ostaggio dell’estrema destra neonazista di Alba Dorata, che conduce in prima persona la guerra contro migranti e rifugiati opponendosi con le armi in pugno a persone che vivono da tempo in condizioni assolutamente disumane. Ancora una volta si dimostra l’efficacia del micidiale connubio operativo tra neoliberisti e razzisti. I primi provocano la distruzione dello Stato sociale e delle istituzioni della convivenza civile, i secondi approfittano del disastro indirizzando la collera popolare contro coloro che ne sono le prime vittime. Il risultato finale è la negazione di ogni diritto umano e la creazione di un habitat molto favorevole alla nascita di un fascismo conclamato.

Se allarghiamo la visuale oltre i due contendenti immediati, ci avvediamo facilmente come la principale responsabile di questa situazione sia l’Unione europea. Quella stessa Unione europea che, mediante i suoi Stati principali, Francia, Regno Unito (prima della Brexit) e Germania in testa, è stata responsabile, insieme agli Stati Uniti, dello scoppio della guerra civile in Siria che dura oramai da quasi dieci anni ed ha provocato l’enorme flusso di profughi che si è abbattuto sugli Stati circostanti, Turchia compresa.

Quella stessa Unione europea che, dopo aver alimentato il conflitto con prese di posizione politicamente irresponsabile e un intenso traffico di armi, ha concesso ingenti finanziamenti ad Erdogan, puntellandone il regime, proprio mentre si rendeva responsabile di crimini contro l’umanità, specialmente nelle zone popolate dai Kurdi, e in seguito di aggressioni militari all’esterno, nei confronti della Rojava e di altre zone della Siria settentrionale.

Quella stessa Unione europea che, demolendo con le sue dissennate politiche di austerità, lo Stato sociale e la stessa società civile greca, ha preparato il terreno all’attuale resistibile ascesa al potere della destra, ivi comprese le sue componenti di natura apertamente razzista e neonazista.

Tornando alla Grecia antica e ai suoi miti, quello più adeguato a descrivere la realtà attuale sembra pertanto quello di Crono che divora i suoi figli. Bisogna quindi chiedersi chi sarà la Gea che, armandoli di una falce dentata, li metta in condizione di porre fine alla sua mostruosità. Fuor di metafora, se esistono forze in grado di opporsi alle politiche che provocano orrori come quelli cui stiamo assistendo nelle isole greche, è bene che vengano fuori adesso e conducano la necessaria dura opposizione alle forze dominanti per rifondare dalle radici l’Europa.

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