“Ti chiamerà uno che ha un nome che non potrai dimenticare perché si chiama Mussolini”. È da poco trascorso mezzogiorno del 6 febbraio 2019 quando l’ammiraglio Matteo Bisceglia, l’ufficiale a capo della Direzione degli armamenti Navali, chiede una cortesia all’imprenditore Armando De Comite, l’uomo ritenuto al vertice del cartello di imprese in grado di pilotare una parte degli appalti della Forza armata. Al telefono, ignaro di essere intercettato dai finanzieri, Bisceglia annuncia all’imprenditore che dal 20 febbraio scorso è agli arresti domiciliari, che lo chiamerà “Caio, Caio Giulio Cesare”.

Chi è Caio Giulio Cesare Mussolini? È il pronipote del dittatore fascista Benito Mussolini che nel 2019 decide di candidarsi alle elezioni europee del 26 maggio con “fratelli d’Italia”, il partito guidato da Giorgia Meloni. Mussolini è un ex ufficiale della Marina militare poi passato con le aziende private che si occupano di armamenti. Bisceglia chiede a De Comite semplicemente di ascoltarlo e De Comite, chiaramente, non si tira indietro. Il giorno dopo il candidato Mussolini, che non risulta al momento tra gli indagati, e l’imprenditore tarantino sono al telefono. Il primo racconta di aver vissuto “tanti anni a Taranto” e di essere intenzionato a candidarsi nella circoscrizione Sud. “Ieri sono stato a trovare il nostro amico… e l’ho reso, diciamo così, edotto di una mia idea che sto maturando da diverso tempo che è quella di candidarmi per le elezioni europee”. Il pronipote del duce mette subito in chiaro di essere “ovviamente” in contatto con Fratelli d’Italia e De Comite ci scherza su: “Con il suo cognome era inevitabile”. Battuta che suscita però una reazione. Mussolini infatti chiarisce che “con la Lega ci sono molte similitudini”, ma lo impressiona il fatto che il partito di Salvini abbia un grande consenso nel Meridione: “Non le nascondo – commenta il candidato – che vedere una Lega al sud al 30% quando io ero a Taranto mi ricordo benissimo i leghisti no…che dicevano ‘Vesuvio facci sognare…’ queste cose qua, mi lascia molto, molto perplesso”.

La conversazione, poco dopo, arriva al sodo: “Va be’ la Puglia, ho tanti amici, ci sono aziende di Finmeccanica, c’è la Marina Militare, ci sono tanti amici…quindi molto probabilmente nei prossimi giorni io ufficializzerò, di concerto con la Meloni, questa mia partecipazione. (…) Quindi, la cosa fondamentale è, per tutta questa diciamo…mia iniziativa, il reperimento di fondi o supporto da parte di aziende…io ho già iniziato a scrivere, poiché da ufficiale di marina e ho lavorato 15 anni in aziende della Difesa”. Mussolini le elenca e poi aggiunge “sto scrivendo ad un po’ di aziende, specialmente quelle piccole, medie e piccole perché sono quelle che hanno una maggiore flessibilità di budget piuttosto che quelle grandi dove fra consigli di amministrazione, regole e cose, è molto difficile…per…raccogliere fondi”. Il candidato non ha richieste precise, anzi si accontenta di quello che passa il convento: un diretto contributo economico oppure “non so uno dice guarda oh Mussolini io ti faccio 1000 poster” e persino una settimana pagata in albergo. De Comite comprende la richiesta e gioca d’esperienza: chiede di inviare una mail al consorzio e il presidente avrebbe valutato. I finanzieri annotano tutto: alla fine non è chiaro se e quale contributo sia stato elargito a Caio Giulio Cesare Mussolini che, tuttavia, non passa il turno. Le 21mila preferenza non bastano per un seggio al Parlamento Europeo. Neppure al pronipote del Duce.

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