E’ morto lo psicopedagogista e terapeuta Ivo Cilesi. Positivo al coronavirus, si era sentito male il 25 febbraio scorso e, dopo essere stato ricoverato a Fidenza, sabato era stato trasferito in ospedale a Parma ed era stato ricoverato per una crisi respiratoria. Cilesi è considerato un luminare delle terapie non farmacologiche per curare i pazienti di Alzheimer ed è stato ideatore di metodi innovativi come la “doll therapy” o il “treno virtuale“. Si era sentito male nei giorni scorsi mentre si trovava a Salsomaggiore Terme e aveva avuto bisogno del ricovero, prima a Fidenza e poi a Parma, in medicina d’urgenza. Cilesi aveva 62 anni ed era originario di Genova, dove si era laureato in Pedagogia. Da tempo viveva a Cene (Bergamo), zona dove sono stati riscontrati diversi casi di contagio.

Cilesi era arrivato a Salsomaggiore, a casa della compagna, martedì 25 febbraio: accusava qualche malessere ma non aveva febbre. Sembrava solo stanchezza per i tantissimi impegni e progetti che stava seguendo. Poi la situazione è precipitata nel giro di tre giorni: giovedì notte una crisi respiratoria, venerdì il ricovero all’ospedale di Vaio (a Fidenza, nel Parmense), dove è risultato positivo al tampone per il coronavirus. Sabato è stato trasferito all’ospedale Maggiore di Parma dove è poi morto nella notte tra domenica e lunedì. “Ho sentito l’ultima volta Ivo giovedì sera”, ha raccontato all’agenzia Ansa la dottoressa Paola Brignoli, sua collega e vice del centro di ricerca onlus Innovative Elder Research (Ier) che ha sede a San Paolo d’Argon (Bergamo), creatura di Cilesi. “Non aveva ancora avuto la diagnosi di coronavirus, stava bene. Poi nella notte la crisi respiratoria e il ricovero. In pochissimi giorni se l’è portato via“. Cilesi si trovava nel Parmense, tra Salsomaggiore e Tabiano, anche perché stava lavorando alla nuova sede del Centro Ammonis, specializzato in terapie non farmacologiche per pazienti con deperimento cognitivo. “Era una persona umile, che non ha mai ostentato la sua grandezza”, ha continuato Brignoli, “sempre al servizio degli altri, perdiamo tantissimo con lui. Siamo angosciati”. Il centro Ier, che ha l’obiettivo di trovare linee guida per applicare in modo corretto terapie non farmacologiche ai malati di Alzheimer “era il suo sogno”, “lui che era il maggiore esperto internazionale” su questa materia. “Dobbiamo continuare, sarà faticoso ma dobbiamo farcela”. La dottoressa Brignoli lo ha visto l’ultima volta la settimana scorsa e per questo con tutto il team, 4-5 persone, è ora in quarantena, così come la compagna di Cilesi. “Appena ne usciremo organizzeremo il suo funerale”.

È stato un luminare dell’approccio non farmacologico alla demenza senile con la sua “doll therapy” (letteralmente “terapia della bambola”), un metodo da lui ideato e diffuso per fronteggiare i disturbi del comportamento che si riscontrano nei malati di Alzheimer, che si è diffuso nel mondo dopo la sperimentazione e le prime applicazioni al centro Alzheimer di Gazzaniga del quale Ivo Cilesi era consulente. Come ricorda Bergamonews, era responsabile anche del Servizio terapie non farmaco logiche e riabilitazione cognitiva dell’Area Alzheimer della Fondazione Santa Maria Ausiliatrice di Bergamo e responsabile per l’inserimento di terapie non farmacologiche alla Fondazione “Cardinal Gusmini” di Vertova.

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