Quella mattina di novembre, nel piccolo paesino di Loano in provincia di Savona, c’è un uomo triste. Vittima di un furto: qualcuno gli ha rubato un motorino. Forse lo hanno portato via dall’officina meccanica che quell’uomo aveva ereditato dal padre e che ha portato avanti fino al 2009. Era un Ciao della Piaggio: forse era celeste. Forse no. È passato troppo tempo per ricordare tutto. Il mondo era ancora in apprensione per il disastro di Chernobyl che cinque mesi prima aveva messo tutti fronte ai danni che l’energia nucleare era in grado di causare.

Sono ancora gli anni della Guerra fredda: mentre negli Stati uniti Ronald Regan al suo secondo mandato fa i conti con il caso Irangate che coinvolse dirigenti politici e militari della sua amministrazione per il traffico d’armi con l’Iran, nell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov avviava il processo di riforma conosciuto come Perestrojka. Anche in Italia erano gli anni ’80: al Quirinale era stato eletto un anno prima Francesco Cossiga e nell’agosto del 1986, pochi mesi prima del furto di Loano, Bettino Craxi aveva dato vita al suo secondo Governo, dopo la rottura con la Dc di Ciriaco De Mita. I giovani cantavano Papa don’t preach di Madonna che qualche mese più tardi avrebbe tenuto lo storico concerto a Torino del “Siete pronti? Siete caldi? Anch’io”.

Nel paesino della Liguria, quella mattina di novembre, però, quell’uomo non cantava. Classe 1946, forse, pensava al motorino. E alle scocciature che ne seguono: la denuncia di furto, l’attesa nella caserma dei carabinieri. In quei momenti, forse, ripensava ai giri su quel Ciao nella zona del porto, le passeggiate su due ruote tra il convento del Monte Carmelo, il centro storico e Borgo Castello. Era bello quel Ciao celeste. No, forse era bianco. È difficile ricordare tutto. Soprattutto a distanza di 34 anni.

Dopo tutto questo tempo, probabilmente, quell’uomo neppure ci pensava più a quel motorino. E forse mai avrebbe immaginato che qualcuno lo stesse ancora guidando. Da quella mattina di novembre il mondo intero è cambiato. In Italia si sono susseguiti ben 23 governi, Tangentopoli ha spazzato via la Prima Repubblica, l’Italia calcistica è salita sul tetto del mondo per ridiscenderne qualche anno dopo. Il muro di Berlino è caduto, l’Unione Sovietica non esiste più, il pianeta è basato su una rete virtuale chiamata Internet. Eppure quel Ciao continua a circolare. A sua insaputa e a quasi 1200 chilometri di distanza. Già perché quel motorino è stato ritrovato pochi giorni fa dai poliziotti del commissariato di Manduria, in provincia di Taranto.

Lo hanno rintracciato ad Avetrana, il paesino diventato tristemente famoso per l’omicidio di Sarah Scazzi. La sera del 20 febbraio, mentre stanno effettuando normali servizi di controllo del territorio, gli agenti sono stati sorpresi nelle vie del piccolo centro della provincia di Taranto, un giovane a bordo di un Ciao di colore bianco che correva un po’ troppo. Non indossava il casco, ma un cappellino di lana che gli copriva parzialmente il viso. Gli agenti hanno deciso di controllarlo e quando lo hanno raggiunto si sono accorti che quel mezzo vecchio non aveva neppure la targa. L’unico elemento disponibile era il numero del telaio. Eccola, la svolta. Quando dalla centrale operativa è stato comunicato il resoconto, forse, quegli agenti nemmeno ci credevano. Rubato nel 1986 a Loano, provincia di Savona. In Liguria. Tanti anni fa, insomma, prima che il mondo cambiasse. Il Ciao ha continuato a funzionare, superando i cambiamenti e l’usura. È quasi un inno alla resistenza.

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