Cinema

Gianni Minervini e Paolo Guerra, lutto silenzioso: senza di loro non avremmo avuto i film di Aldo Giovanni e Giacomo, Salvatores e Bertolucci

Nel roboante silenzio delle ore sanremesi, che tutto assorbono e nulla concedono, ci hanno lasciato due figure fondamentali dell’industria cinematografica italiana, uno a pochissima distanza dall'altro

di Davide Turrini

Nel roboante silenzio delle ore sanremesi, che tutto assorbono e nulla concedono, ci hanno lasciato due figure fondamentali dell’industria cinematografica italiana: Gianni Minervini e Paolo Guerra. Se molti di voi si chiederanno chi sono, sappiano che se Minervini e Guerra non ci fossero stati, in Italia non avremmo visto i film di Gabriele Salvatores tra cui il premio Oscar Mediterraneo, i primi film grotteschi e horror di Pupi Avati, Berlinguer ti voglio bene di Giuseppe Bertolucci con ancora un’irresistibile Benigni, e tutti i film del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.

Minervini, morto a Roma a 92 anni, iniziò la sua carriera come attore in sceneggiati tv e poi cominciò a produrre film nel 1960 sia sul fronte comico con Totò ma anche con un film storico drammatico come La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini. Colpo di fulmine tra lui e i fratelli Avati a metà anni settanta, tanto che Minervini è colui che li lancia definitivamente con alcuni gioielli come La casa delle finestre che ridono e Zeder, arrivando poi fino a Una gita scolastica nel 1983. Qualche anno prima aveva avuto l’intuizione di supportare economicamente con la AVA Film sua e di Antonio Avati l’esordio del fratello di Bernardo Bertolucci, Giuseppe, con quel furente girovagare di Cioni Mario/Benigni in pieno ’77. Un’ulteriore e definitiva svolta per il produttore napoletano arriva nel 1986 con Marrakech Express, il primo vero lungometraggio di Gabriele Salvatores che inaugura una felice trilogia della fuga (Turné e Mediterraneo), anche se Puerto Escondido avrà come produzione la Colorado di Salvatores, Abatantuno e Maurizio Totti. Minervini vincerà per Mediterraneo l’Oscar come miglior film straniero.

Dall’altro lato il modenese Paolo Guerra, impresario teatrale e musicale prima di tutto, morto a 71 anni. Per capire perché Guerra avesse puntato sul cinema di Aldo Giovanni e Giacomo – è lui che crede in Tre uomini e una gamba (1997) e arriva fino all’ultimo titolo del trio nelle sale in questi giorni Odio l’estate – bisogna fare un passo indietro quando negli anni Settanta comincia come promoter dei live dei più importanti artisti italiani e stranieri. È lui che spinge Enzo Jannacci a iniziare i live in giro per l’Italia e non solo, inaugurando la forma del tendone da circo smontabile e trasportabile. Idea spaziale che lo porta a scoprire anche talenti comici come Paolo Rossi, su cui punta a fine anni ottanta per diversi spettacoli dal vivo fino alla produzione di un programma cult della tv che è Su la testa! (1992). È nel 1995 che Guerra incontra il trio e lo eleva tra i fenomeni comici più seguiti e travolgente dell’ultimo scorcio di secolo.

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