Televisione

Festival di Sanremo 2020, Diodato, Elodie, Piero Pelù e il trasformista Achille Lauro hanno lasciato il segno

I tre rapper hanno convinto con la loro carica e il loro stile: Rancore, Anastasio (che ha stupito favorevolmente) e l'unico 'politico' Junior Cally. Rinnoviamo l'appello per le prossime edizioni: basta canzoni sui famigliari! 

di Andrea Conti

Si chiude la 70esima edizione del Festival di Sanremo 2020 con molte sorprese in corsa, qualche delusione e conferma. Le sorprese sono arrivate da Diodato che con “Fai rumore” è cresciuto di sera in sera, in una escalation di emozioni. La supersexy Elodie alle prese con la difficilissima “Andromeda”, dopo l’incerto debutto, ha rotto qualsiasi indugio e ha portato avanti una delle canzoni più forti (e radiofoniche) del Festival. La vera star di questa edizione è Achille Lauro, che ha segnato indiscutibilmente con le sue trasformazioni questo Sanremo 2020, peccato per la canzone non proprio fortissima “Me ne frego”, se ne avesse portata un’altra probabilmente avrebbe anche conquistato il podio. Però il suo messaggio di libertà intellettuale è arrivato forte e chiaro. Piero Pelù è l’unico che se n’è fregato della gara e si è divertito sul palco. Levante ha fatto la sua bella figura con il messaggio importante di “Tikibombom”. Qualche delusione è arrivata da Marco Masini che non è riuscito a far passare l’intensità del suo brano “Il confronto”. Da bannare per il futuro i brani sui famigliari, vedi Angi e Paolo Jannacci. I tre rapper invece hanno convinto con la loro carica e il loro stile: Rancore, Anastasio (che ha stupito favorevolmente) e l’unico ‘politico’ Junior Cally. La quota regina su Spotify, quindi è stata ben rappresentata.

Achille Lauro (“Me ne frego”) (Voto 7)
La vera star è Achille Lauro, che ha segnato con le sue trasformazioni questo Sanremo. Peccato per la canzone non fortissima “Me ne frego”, se ne avesse portata un’altra avrebbe anche conquistato il podio. Bello il messaggio sulla libertà intellettuale.

Alberto Urso (“Il sole ad est”) (Voto 6)
Il belcanto comunque è patrimonio della nostra cultura, auguro ad Alberto Urso con sincerità di portare un po’ d’Italia nel mondo. Non ce n’è mai abbastanza

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