Domenico Romeo era in compagnia della moglie, del figlio minorenne e di altri familiari quando la Guardia di finanza e i carabinieri hanno bussato alla porta. Non ha opposto resistenza e si è fatto ammanettare. Si è conclusa così, in un appartamento di Sant’Eufemia D’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, la latitanza del quarantenne, ritenuto affiliato alla cosca Alvaro di Sinopoli.

Era irreperibile da 6 mesi. Lo scorso luglio, infatti, su richiesta della Dda di Genova il giudice per le indagini preliminari aveva emesso nei confronti di Romeo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un traffico internazionale di droga nell’ambito dell’inchiesta “Buon vento genovese”. Secondo gli inquirenti Romeo sarebbe stato il contabile della cosca Alvaro al centro di quel traffico di cocaina proveniente dalla Colombia.

Stando alle indagini dei finanzieri, infatti, gli esponenti della ‘ndrangheta di Sinopoli contrattavano direttamente l’acquisto di carichi di stupefacenti con i cartelli del narcotraffico sudamericano. Con l’inchiesta “Buon vento genovese” furono sequestrati nel porto di Genova 368 chili di cocaina purissima, corrispondenti ad un valore di circa 100 milioni di euro. In quel blitz furono catturati tre complici di Romeo. Per catturare quest’ultimo, sfuggito all’arresto, furono avviate indagini su scala internazionale.

Come spesso avviene, però, il miglior rifugio per gli uomini della ‘ndrangheta è in Calabria, dove i latitanti possono godere di una rete di fiancheggiatori a disposizione della cosca. Non è un caso, infatti, che i carabinieri e la Guardia di finanza hanno individuato e arrestati Domenico Romeo all’alba di domenica a Sant’Eufemia D’Aspromonte che dista appena un chilometro da Sinopoli, il feudo degli Alvaro. Da alcuni mesi, gli investigatori erano sulle tracce del ricercato oggi rinchiuso nel carcere di Arghillà.

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