Una stagione che sia “di cambiamento” sia sul fronte del governo che su quello interno del Partito democratico. Il segretario Nicola Zingaretti, intervenendo ad Agorà su Rai3, ha parlato di come i dem si muoveranno dopo la vittoria alle elezioni Regionali in Emilia-Romagna e soprattutto alla luce del vertice di maggioranza che ci sarà questa sera a partire dalle 18.30. Secondo il leader Pd una delle priorità è l’intervento sui decreti Sicurezza approvati dal governo precedente: “Dobbiamo cambiarli e costruire un’altra strategia per la sicurezza, quelli dobbiamo chiamarli decreti propaganda e paura”. In compenso, “io sono per fare dei nuovi decreti per la sicurezza urbana che Salvini non ha mai fatto, che vuol dire accoglienza, pulizia per le strade, investimenti sulle periferie, illuminazione, sport”. E a domanda diretta sugli accordi con la Libia, per i quali dal 2 febbraio scatta la proroga, Zingaretti ha detto: “Se sono da cambiare? Certo”. Si tratta di accordi che vennero sottoscritti dal governo Gentiloni nel 2017 e sui quali il Partito democratico non ha avuto, soprattutto negli ultimi mesi, una linea univoca.

La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ha fatto sapere di essere pronta con le modifiche: “Noi siamo pronti. Saranno discussi in consiglio dei ministri forse la prossima settimana, non appena ci sarà disponibilità di tempo visto tutte le questioni in sospeso “.

Appello Bartolo-Majorino-Schlein: “Serve svolta radicale su immigrazione”. Delrio: “Decreti da riscrivere”
Poco dopo le parole del segretario Pd, gli eurodeputati dem Pietro Bartolo, Pierfrancesco Majorino e la consigliera regionale Elly Schlein hanno diffuso un appello: “In Italia e in Europa c’è bisogno di una svolta radicale in materia di politiche di immigrazione”, si legge. “Per questo rivolgiamo al governo un appello preciso: ci si faccia carico di scelte più nette rispetto a quelle operate fin qui. Serve una nuova legge quadro su di una materia che fin qui è stata affrontata attraverso le lenti dell’insicurezza, della paura, della fragilità dei progetti di inclusione e integrazione”. Ma non solo. L’appello chiede anche una riforma dello ius soli: “E serve una nuova legge sulla cittadinanza che cancelli l’odiosa differenza tra bambini che nascono e crescono in questo Paese e che devono essere sempre riconosciuti come italiani. La cancellazione dei decreti Salvini, il superamento della Bossi-Fini, il potenziamento dell’accoglienza diffusa, il rilancio di SPRAR, un grande piano nazionale per la piena integrazione, il sostegno al soccorso in mare, la nuova gestione dei flussi contro qualsiasi illegalità, l’annullamento del memorandum con la Libia in cui la situazione non garantisce il rispetto diritti fondamentali e la cancellazione di quella autentica vergogna costituita dai campi di detenzione: tutto ciò deve e può essere il cuore di una nuova pagina da scrivere immediatamente attraverso il nostro Paese”. E si conclude ribadendo la necessità che l’Italia non sia lasciata sola: “Un Paese che, ovviamente, non va lasciato solo. Anche per questo è sempre più necessario che in sede europea si approvi davvero la riforma di Dublino e vinca la logica della comune responsabilità nella gestione dei processi di accoglienza e non quella della continua deresponsabilizzazione che aiuta i trafficanti e tratta i migranti come un nemico da respingere”.

Ma non c’è solo l’appello. Anche nel Pd si è tornati a discutere del tema. “La riscrittura dei decreti sicurezza”, ha scritto su Twitter il capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio, “è urgente per ripristinare percorsi di inserimento e procedere poi a una nuova legge sull’immigrazione che possa garantire solidarietà e sicurezza. Perché il tema non venga più usato per propaganda elettorale”.

Il vertice di maggioranza e le priorità del governo – Da stasera il premier Giuseppe Conte vedrà gli esponenti della maggioranza per riscrivere le priorità dei prossimi mesi. Il segretario, sempre ad Agorà, ha anticipato quali sono altri due dei temi centrali secondo i dem: la scuola e la lotta alla burocrazia. A fine novembre scorso l’ex capo politico dei 5 stelle Luigi Di Maio invece, aveva dettato la sua road map che prevedeva legge sul conflitto di interessi, salario minimo e legge per l’acqua pubblica. Proprio i tavoli di maggioranza permetteranno di capire quali sono i nuovi equilibri interni e come le due forze intendono muoversi. La vittoria di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, ma soprattutto la sconfitta del Carroccio, hanno dato un po’ di respiro all’esecutivo: “Nessuno si è montato la testa”, ha detto Zingaretti. “Ora calma e gesso e pancia a terra: il governo deve dimostrare che l’attestato di fiducia ottenuto in Emilia Romagna se lo merita e mettere in campo una stagione di cambiamento”.

Come e se cambierà il Pd – Sul fronte invece del rinnovamento Pd, ora si apre la discussione su come intendono muoversi i vertici dem. Nelle scorse settimane proprio il segretario aveva invocato la necessità di rifondare la struttura, aprendosi il più possibile. E questa sembra essere proprio la filosofia che vogliono seguire. “Il tema del congresso è come rimettere in piedi l’Italia”, ha detto ancora Zingaretti, “chiameremo l’Italia a parlare, imprenditori, giovani, studenti, disoccupati e una parte d’Italia può parlare e decidere quale sarà il programma per il futuro dell’Italia”. Alla domanda se il segretario sarebbe disposto a salire sul palco con le sardine, il leader ha detto: “Non c’è dubbio, dipende da loro. Non vogliamo scrivere questo programma da soli”. Proprio alle sardine Zingaretti si è rivolto nel suo discorso di commento al risultato elettorale in Emilia, facendo un ringraziamento pubblico che in molti hanno notato e riconosciuto come un “segnale” di apertura anche per il futuro.

Il rapporto con il M5s – Ancora da discutere rimane l’alleanza con i 5 stelle alle Regionali in programma la prossima primavera. “Ogni Regione decide per sé e vediamo se in ogni regione su progetti di governo si può costruire un’alleanza, io il tentativo lo farei in ogni Regione se ci sono le condizioni”. Ieri il M5s ha iniziato a raccogliere la disponibilità alle candidature sui territori, ma specificando che la decisione sarà poi “vincolata” alle decisioni sui territori. Intanto sono stati rinviati gli Stati generali che dovranno decidere le sorti del M5s: un modo per prendere tempo e cercare di arrivare a una soluzione ed evitare la resa dei conti fine a se stessa nell’assemblea.

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