“Da oggi Bibbiano è nostra, anzi vostra”. Non ha dubbi Mattia Santori, uno dei fondatori delle Sardine, quando alle otto di sera sale sul palco di fronte alle migliaia di persone che hanno raggiunto il comune emiliano. A poche centinaia di metri di distanza, Matteo Salvini non è riuscito a radunare più di mille sostenitori e la piazza scelta dai leghisti rimane vuota per metà anche quando sale sul palco il leader del Carroccio accompagnato dalla candidata Lucia Borgonzoni e da alcune madri: “Questo non è un evento di partito” avverte Salvini che per l’occasione non ha voluto nessun simbolo della Lega sul palco, ma solamente una scritta: “Giù le mani dai bambini”. Un’operazione che viene bollata come “sciacallaggio” da parte della piazza delle sardine: “Quella di Salvini non è politica, ma è marketing su un caso giudiziario”. L’unico punto in comune tra le due piazze è il pensiero che queste elezioni avranno delle ripercussioni anche sulla politica nazionale. Così se da un lato c’è chi come Mauro, elettore leghista emiliano, spera che “in caso di vittoria si dia la spallata decisiva a Conte”, dall’altro c’è chi vede Bibbiano e l’Emilia-Romagna come l’ultimo baluardo per il centrosinistra.

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Zingaretti ai giornalisti: “Date troppo risalto a Salvini”. La cronista: “È colpa nostra?”. E lui: “Sa che esiste il diritto di critica?”

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L’Emilia Romagna si è ridotta a un voto pro o contro Salvini. E le Sardine hanno contribuito

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