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Green Deal europeo, Commissione Ue propone 7,5 miliardi per il Fondo per la transizione. Può comprendere anche modernizzazione Ilva

Il Fte potrà finanziare "investimenti in imprese diverse dalle Pmi e nella modernizzazione degli impianti esistenti", anche nei settori interessati dal sistema europeo di scambio di quote di emissione Ets - incluse quindi le raffinerie e le acciaierie - "solo quando portano a una sostanziale riduzione delle emissioni". A questo aspetto se ne aggiunge poi un secondo ancora più strategico per l’Italia: via libera agli aiuti di Stato in questi settori quando sono in linea con gli obiettivi del Green Deal
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Sono 7,5 i miliardi proposti dalla Commissione europea per il nuovo Fondo europeo per la transizione verso un’economia verde (Fte). Lo stanziamento, che coprirà il settennio 2021-2027, permetterà di finanziare con risorse pubbliche “la modernizzazione” di grandi impianti industriali e “la bonifica di siti contaminati”, tra cui anche l’ex Ilva di Taranto, senza violare le regole di Bruxelles sugli aiuti di Stato. Lo si legge nella bozza, visionata dall’Ansa, che l’esecutivo europeo presenterà martedì prossimo.

Nel documento redatto da Palazzo Berlaymont si propone che il Fte sia accessibile “a tutti gli Stati membri” e rientri all’interno delle politiche di coesione. A questo, nell’idea della squadra di Ursula von der Leyen, si aggiungeranno i cofinanziamenti nazionali e le risorse che gli Stati dovranno trasferire dai fondi per lo sviluppo regionale (Fesr) e sociale (Fse+). In particolare, i Paesi, per ogni euro ricevuto dal Fte, dovranno trasferire “da un minimo di 1,5 a un massimo di 3 euro” provenienti dagli altri fondi Ue.

Secondo la Commissione, grazie a questo meccanismo in sette anni potranno essere mobilitati fondi pubblici “fra i 30 e i 50 miliardi”. Lo strumento rientrerà in un più ampio meccanismo per la transizione verde che però ambisce ad attirare investimenti pubblici e privati per 100 miliardi.

Ai Paesi membri, tra le altre cose, il compito di “identificare i territori” bisognosi del sostegno del Fte, che in Italia coincideranno con le Province (categorizzate tecnicamente come Nuts 3), e a redigere piani di transizione territoriale ad hoc, come potrebbe accadere proprio nel caso delle acciaierie di Taranto. Il Fte potrà finanziare “investimenti in imprese diverse dalle Pmi e nella modernizzazione degli impianti esistenti”, anche nei settori interessati dal sistema europeo di scambio di quote di emissione Ets – incluse quindi le raffinerie e le acciaierie – “solo quando portano a una sostanziale riduzione delle emissioni”. A questo aspetto se ne aggiunge poi un secondo ancora più strategico per l’Italia: la Commissione promette di dare il via libera agli aiuti di Stato in questi settori quando sono in linea con gli obiettivi del Green Deal.

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