I grandi successi, i tonfi inaspettati, le ripartenze, gli sgambetti, le svolte calcolate (o subite), il sesto senso che ti fa agganciare al volo opportunità impreviste. Simona Ventura sa come si cade e soprattutto come ci si rialza: mordere la vita è il suo imperativo, anche quando tutto sembra perduto, ricostruirsi, cambiare pelle restando sempre se stessa. “Non ho mai rinunciato a due cose: la lealtà e la tenacia. Istinto e grinta mi hanno fatto raggiungere ogni obiettivo, anche quando mi davano per finita“, racconta a FQMagazine parlando del suo ultimo libro, Codice Ventura. Poi traccia un bilancio del suo ultimo anno lavorativo e annuncia una grande novità, i primi progetti della sua casa di produzione.
Dopo il codice di Hammurabi e il codice Da Vinci, è arrivato il Codice Ventura. Com’è nato?
(ride) Il 2019 per me è stato un anno di rinascita e di ritorno alle origini. L’ho scritto per celebrare questo momento: sono ripartita nel lavoro – con una nuova sfida – ho un nuovo amore, ho recuperato me stessa e ritrovato dopo tanti anni gli amici di Chivasso e altri che avevo perso a Milano.
Un libro si fa per svelare lati inediti della propria vita o per celebrarsi. Chi può dire di conoscere la vera Simona Ventura.
La mia famiglia e i miei affetti, ovviamente. Ma anche le persone che mi seguono e mi vogliono bene da sempre, compresi alcuni fan: molti di loro mi comprendono meglio di tanti presunti amici.
Parla molto di anni ’80 e ’90, ma non c’è mai un effetto nostalgia.
Perché la malinconia non mi appartiene. Ho sempre guardato più al futuro che al passato: penso a quando avevo 25-30, provavo a fare tv ma ancora non avevo ottenuto nulla. A quel punto avrei dovuto mollare tutto, invece sono andata dritta come un treno, rischiando di schiantarmi. Per questo mi colpiscono i ragazzi di oggi: sembrano sfrontati, ma sono fragili come il cristallo fine. Per loro il fallimento non è contemplato.
Fallimento è una parola che torna spesso nel suo libro. C’è stato un momento in cui ha pensato “mollo tutto”?
Ovvio, ma quando dico “crederci sempre, arrendersi mai”, una delle mie frasi cult, è perché ci credo davvero. Sono caduta tante volte ma ho imparato a rialzarmi. Più che “mollo tutto” ho pensato spesso “come riesco a sopportare tutto questo?”.
Ovvero?
Raramente ho visto una persona che ha ricevuto tante cattiverie quante ne ho ricevute io. Ma sono riuscita comunque a incassare, a liberarmene e a tornare in gioco più forte di prima.
Tra le maldicenze sul suo conto, c’è quella sulla droga. “Quante volte mi hanno accusato di aver fatto uso di droga”, scrive nel libro.
È una fake news che mi ha fatto stare molto male: mi feriva l’idea di dare quell’impressione. Per altro, non avendone mai fatto uso, nemmeno me ne accorgevo se qualcuno vicino a me ne faceva uso.
Ha capito come o chi ha innescato questa fake news?
No. Ma purtroppo sono stata tradita tante volte. Detto questo, la vita mi ha sempre ripagato di queste sofferenze e agli altri l’ha fatta pagare (ride).
Veniamo alla tv. Com’è stata l’esperienza come voce narrante degli anni ‘80 de Il collegio?
Ho seguito la trasmissione fin dall’inizio e sono orgogliosa di esserne stata il simbolo. Infatti ricevo decine di messaggi di persone che vogliono sapere quando sono i provini perché vogliono mandare i loro figli.
A proposito degli ascolti de La Settimana Ventura, che viaggiano intorno al 4% di share, Carlo Freccero ha detto al Fatto Quotidiano: “Mi aspettavo ancora peggio”. E lei?
Per le start up ci vuole tempo e domenica scorsa ci siamo attestati al 6%, impensabile fino a poco tempo fa. Siamo felici che questa collaborazione tra Rai sport e Rai 2 funzioni. In tanti non ci avrebbero scommesso. Siamo partiti da zero e con un budget risicatissimo. Cresce domenica dopo domenica e andremo avanti fino a giugno.
Provocatoriamente le chiedo: non è un ripiego quella striscia di domenica mattina?
No per niente, avevo voglia di fare cose nuove, trovo sempre la motivazione per reinventarmi, anche in spazi piccoli, e le sfide mi galvanizzano. Ho condotto Sanremo ma non posso crogiolarmi sugli allori e ho voglia di buttarmi di nuovo nella mischia. E poi, sinceramente, penso di poter ancora dire la mia.
È vero che è andata vicina a rifare Quelli che il calcio?
Ci sono andata vicina. Ma quello che ha deciso l’azienda per me va bene.
Si è parlato anche di Pechino Express: era fanta tv?
Era una boutade di Freccero. Lo ringrazio ma non avrei mai accettato di fare Pechino perché è un programma identificato con Costantino della Gherardesca, che per altro lo fa benissimo. Così come non farei mai La Talpa che il pubblico identifica con la mia amica Paola Perego.
Prima di lasciare Rai 2, Freccero ha detto di avere pronti due nuovi progetti per lei.
Ci sono dei progetti ma aspetto di avere un direttore con cui poterne parlare visto che Carlo ora non c’è più. In primavera mi piacerebbe tornare in prima serata.
Il suo bilancio rispetto a The Voice è positivo?
Sì, ha portato buoni ascolti alla rete e ha riportato su Rai 2 un target più giovane, cosa tutt’altro che scontata. Penso che The Voice sia un format che può dare ancora molto, anche se i talent vivono un momento di sofferenza. Vedi X Factor, che quest’anno non ha brillato.
Come se l’è spiegato il calo di ascolti di X Factor 13?
X Factor ha preso negli anni una china meno pop e più elitaria. The Voice è sempre stato considerato il fanalino di coda dei talent, tanto che Cattelan l’ha pure preso in giro, ma quest’ultima edizione è stata una bomba grazie anche a una giuria azzeccatissima.
Riavvolgendo il nastro, perché è andata via da Temptation Island Vip nonostante gli ascolti e il successo?
Perché avevo voglia di serialità e di lavorare con più continuità. E poi io ho bisogno di totale fiducia intorno a me: infatti Maria De Filippi e la Fascino mi mancano molto.
La De Filippi come ha reagito quando le ha comunicato la sua scelta?
Era dispiaciuta che volessi andare via ma ha capito che per me era difficile fare solo un programma l’anno. A Maria voglio bene e le sarò sempre riconoscente perché mi ha dato una grande opportunità.
Le ha buoi rapporti con la De Filippi, Silvia Toffanin la invita spesso a Verissimo ma con Mediaset da anni il dialogo è a singhiozzo. Ha cercato di capire il perché?
No, anche perché non ho fatto nulla per meritarlo. Ci sono decine di miei colleghi che vanno avanti e indietro tra Rai e Mediaset e nessuno dice nulla. È tele-mercato. Su di me cala la mannaia? Mi sembra esagerato. Detto questo, non sono una che sta lì a dispetto dei santi.
Lei ha sempre lavorato nella serie A della tv: non crede sia stato un danno alla sua immagine vederla lottare nel fango con Mercedesz Henger all’Isola dei Famosi?
Credo che la cosa sia sfuggita di mano. Ma sa qual è stato il risultato? Il pubblico mi si è avvicinato ancora di più e da quel momento non mi sono mai fermata sul piano lavorativo. Su quella spiaggia ho ritrovato profondamente me stessa.
Qualche mese fa ha partecipato alla reunion de Le Iene per omaggiare Nadia Toffa. Che effetto le ha fatto?
Una botta di emozione, perché dopo anni ho incontrato Davide Parenti e i suoi e ho percepito di aver fatto parte di una squadra unica. Sono tornata con grande felicità, ho pianto con Monti e Lorenzini, ho visto Alessia Marcuzzi molto emozionata e mi sono sentita di abbracciarla.
Dietro le quinte vi siete poi viste?
Ci siamo parlate e salutate. Le auguro il meglio e tifo per lei. Aggiungo che per me l’Isola fa parte, e in maniera definitiva, del passato. E la capisco Alessia, perché sono sei anni che montano una polemica inutile: ogni volta che alza un sopracciglio, scatta il “ah, ma la Ventura lo faceva meglio”. Ognuno ha il suo stile e poi i reality sono totalmente cambiati. Senza un cast forte si fa fatica e Signorini l’ha capito, tanto che per il GF Vip 4 ne sta costruendo uno fortissimo. Non vedo l’ora di vederlo, forza Alfonso!
È vero che ha aperto una casa di produzione?
Ho sempre avuto un piano b nel lavoro, anche quando ero una ragazzina. E adesso ne ho uno bello grande e di cui sono orgogliosa: la mia casa di produzione, la SiVe.
Il primo progetto quale sarà
Sei contenuti per il gruppo Discovery, intitolati Discovering Simo: sono sei contenuti sulla mia vita – non quella privata – dalla beneficenza alla cucina con mia mamma e mia sorella, poi ci sarà una puntata sull’affidamento e una girata a San Patrignano. Sono io, le mie sfaccettature, il mio lato intimo.
Produrrà anche per altri?
Se ci sarà occasione, perché no? Mi piace questa novità, mi dà nuovi stimoli. Molti sono cresciuti anche grazie alla mia creatività: io non mi arricchirò ma questa nuova energia già mi fa stare bene.
Il suo grande sogno?
Creare un portale per gli italiani all’estero, vorrei riuscire un po’ a fare quello che faceva una volta Rai International. Abbiamo delle comunità straordinarie, vorrei raccontarle, dargli voce, far capire che noi italiani siamo un brand che funziona. Manca il sistema, ma uniti si vince.