In Italia chiudono mediamente cinque edicole al giorno. Un’attività in crisi, che risente delle difficoltà dell’editoria e del crollo delle vendite dei giornali cartacei. Eppure c’è chi in queste attività ci sta credendo, trovando in esse anche occasioni di riscatto sociale per persone in difficoltà. A Milano nel 2015 e, recentemente, a Mantova sono nate e sono attive due “edicole sociali” gestite da cooperative che fanno dell’inclusione di soggetti svantaggiati e della voglia di ridare dignità a un servizio forse troppo in fretta dato in via d’estinzione un tratto distintivo che le unisce a distanza di oltre 200 chilometri. Si tratta di due esperienze uniche sul territorio nazionale, come conferma a Ilfattoquotidiano.it Giuseppe Marchica segretario nazionale del Sinagi, il sindacato nazionale giornalai, scollegate fra loro, nate da realtà diverse che neppure si conoscevano, caratterizzate da tratti differenti, ma realtà che hanno visto nell’edicola un luogo ancora carico di fascino e necessario.

“Senza l’edicola, nel paese mancava qualcosa” – A Borgo Virgilio, cittadina in provincia di Mantova, nell’aprile scorso ha abbassato la saracinesca, dopo oltre 50 anni, la storica edicola di via Cisa 91, una delle sette a chiudere negli ultimi sei mesi nel mantovano. Pur fra mille difficoltà, l’attività ha sempre rappresentato un punto di riferimento per una parte della comunità. La chiusura ha spiazzato queste persone che hanno dovuto spostarsi per acquistare i loro quotidiani, ma quelli che non potevano farlo hanno rinunciato a leggerli. “L’idea di riaprire l’edicola di via Cisa – spiega Paolo Celada, il presidente della Cooperativa Virgiliana Onlus che l’ha acquistata con un investimento iniziale da 15mila euro – mi frullava in testa da tempo. Per diversi motivi. Mi sembrava che nel paese mancasse qualcosa senza l’edicola, sapevo che parecchi anziani della zona la utilizzavano e alcuni si facevano consegnare il giornale a domicilio. Un servizio che, per certi aspetti, di per sé è già sociale. Poi essendo presidente di una Cooperativa che si occupa di reinserire nel contesto lavorativo soggetti svantaggiati, mi sembrava che unire le due cose potesse essere fantastico, magico, forse un po’ rischioso ma appassionante”.

Ecco che allora il presidente si attiva, ottiene un prestito da una banca per acquistare la struttura e con l’aiuto dell’amministrazione comunale individua due persone adatte alle sue necessità: Fabio, 62 anni, e Dinora, 28 anni. Il primo faceva il carrozziere di professione, ma dopo un incidente capitato qualche anno fa è stato costretto a lasciare il lavoro. Considerato troppo anziano per ripartire, ma troppo giovane per la pensione, riceve un sacco di no e “le faremo sapere”. Poi gli capita quest’occasione e la coglie al volo: tutte le mattine alle 5 alza la saracinesca dell’edicola e aspetta che arrivino i giornali, poi inizia a sistemarli e attende i clienti. Dinora, invece, ha problemi fisici e da anni cerca di arrivare alla fine del mese con piccoli lavoretti nella ristorazione, ma è dura. Oggi per l’edicola sociale si occupa delle consegne a domicilio: di buon mattino, elenco alla mano, inizia a distribuire i quotidiani e oggi, con un contratto a tempo determinato, la vita le sembra un po’ meno difficile. L’edicola sociale di Borgo Virgilio ha iniziato l’attività lo scorso 8 dicembre, con tanto di inaugurazione alla presenza del sindaco e benedizione del parroco (foto).

“L’Edicola dei Sogni” senza gratta e vinci – Il Social Press Point di Milano ha una storia un po’ diversa. Nato nel 2015, anno di Expo, per volontà della Cooperativa Sociale Comunità Nuova collegata a don Gino Rigoldi e alla sua Fondazione, inizialmente trova spazio in un’edicola di piazzale Cordusio chiusa da qualche tempo. L’idea è simile a quella realizzata a Mantova: offrire un’occasione di riscatto a persone in difficoltà e rilanciare la funzione sociale dell’edicola. Inizialmente l’attività parte con due addetti al banco più uno alle consegne a domicilio dei giornali. Si tratta di persone per lo più provenienti da un passato difficile, ex detenuti un po’ avanti con gli anni e disoccupati.

La posizione geografica è buona, il passaggio di persone è frequente, ma è difficile far quadrare i conti perché i giornali si vendono sempre meno. I gestori fanno, poi, la scelta etica di non vendere gratta e vinci, lotterie varie, ma anche riviste che trattano di armi, limitando le possibilità di guadagno. “Ma nella nostra comunità – spiega Marco Cassisi che si occupa del Social Press Point – abbiamo persone con problemi di ludopatia e non ci sembrava proprio rispettoso nei loro confronti, oltre che eticamente sbagliato in generale, alimentare quei problemi che hanno reso la loro vita un inferno”.

Nel 2018 arriva Starbucks che acquista l’edicola per farci una propria struttura esterna, ma nel contempo assume anche sette ragazzi della Cooperativa Sociale Nuova Comunità e aiuta il Social Press Point a ripartire da un’altra parte. “Viene individuata – spiega Marco che oggi manda avanti da solo l’edicola che rimane aperta esclusivamente al mattino – un’edicola chiusa da tempo di piazza Santo Stefano, in pieno centro. Ci è sembrata adatta come posizione, ma anche perché aveva l’allacciamento dell’acqua potabile e se dovesse mai sbloccarsi la legge ferma in Regione sulla possibilità di vendere caffè e bibite in edicola, questo ci tornerà molto utile”. Ma l’attività deve ripartire da zero, bisogna farsi conoscere e “almeno per il momento – spiega -, si riesce a far saltare fuori soltanto uno stipendio”.

Fra mille difficoltà l’attività va avanti cercando di fidelizzare i clienti con iniziative come “Il sogno del mese” che ha fatto rinominare il punto come “L’Edicola dei Sogni”: “Ogni mese – spiega ancora Marco – diamo la possibilità ai nostri clienti di contribuire a realizzare con offerte libere in denaro il sogno di un bambino la cui famiglia non può permettersi di realizzarlo. Può essere una bicicletta, uno zainetto di scuola e altro ancora”. E le persone che lavoravano prima in edicola, che fine hanno fatto? “Tutte reinserite in altre attività della Cooperativa – precisa Marco – ma speriamo che l’edicola prenda piede e si possano richiamare”.

“Queste iniziative – spiega Giuseppe Marchica, segretario nazionale del sindacato dei giornalai – sono importantissime perché valorizzano l’edicola come attività attribuendole quella rilevanza sociale che a volte sfugge. A quanto mi risulta, si tratta delle due uniche esperienze di questo tipo. Per gli edicolanti il periodo è difficilissimo, in Italia nell’ultimo anno hanno chiuso 3mila edicole su 25mila ancora presenti sul territorio: cinque al giorno”.

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