Il 3 dicembre, in occasione della Giornata internazionale per le persone con disabilità, Amnesty International ha pubblicato un nuovo rapporto sullo Yemen. In quella che le Nazioni Unite hanno descritto come la peggiore crisi umanitaria contemporanea, a causa dei bombardamenti illegali, degli sfollamenti forzati e degli ostacoli all’accesso ai servizi essenziali, quattro milioni e mezzo di persone con disabilità – circa il 15 per cento della popolazione – sono tra i gruppi più vulnerabili e colpiti.

Quando l’aviazione saudita si prepara a sganciare le sue bombe – fornite, com’è noto, anche dall’Italia – sui centri abitati, non c’è alcun allarme e i rifugi sono scarsi. Fuggire alla disperata, magari tra un primo e un secondo attacco, o uscire vivi dalle macerie è praticamente impossibile per una persona con disabilità.

Le difficoltà sono enormi anche nel corso degli sfollamenti forzati. Molte persone con disabilità intervistate da Amnesty International, durante i sei mesi di ricerche svolte prima di redigere il rapporto, hanno detto di aver dovuto affrontare lunghi ed estenuanti spostamenti senza sedie a rotelle, stampelle o altri mezzi di ausilio. Altre sono rimaste separate dalle loro famiglie nella confusione della fuga o perché il viaggio era troppo arduo da affrontare.

La guerra e l’aggravamento della crisi economica hanno colpito duramente la sanità pubblica e i servizi sociali. I mezzi di ausilio scarseggiano o non sono adatti al terreno accidentato dei campi per sfollati. Nel paese c’è un solo centro per le protesi e per le riparazioni occorre rivolgersi all’estero. Tutto ciò ha dei costi insostenibili.

Ma la disabilità non colpisce solo dal punto di vista fisico. I ripetuti conflitti hanno provocato un aumento dei problemi psichici e gravi traumi soprattutto tra i bambini. Uno yemenita medio di 25 anni ha vissuto 14 conflitti armati nella sua vita. In tutto lo Yemen gli psichiatri sono solo 40 e si trovano quasi tutti nelle città principali.

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