L’ex presidente di Bpm Massimo Ponzellini è stato assolto dall’accusa di associazione per delinquere nel processo d’appello con al centro i presunti finanziamenti illeciti concessi dall’istituto tra il 2009 e il 2011. Lo ha deciso la seconda sezione della Corte d’Appello di Milano, confermando la sentenza di primo grado. Il reato di corruzione privata, per il quale nel dicembre 2017 in primo grado era stato condannato ad un anno e sei mesi, è stato invece dichiarato estinto per “intervenuta prescrizione“. Prescritto anche l’altro imputato Camillo Colella, imprenditore dell’Acqua Santa Croce. Confermata l’assoluzione di primo grado per l’avvocato Onofrio Amoruso Battista

La pena inflitta in primo grado a Ponzellini riguardava l’acquisto di quote del fondo Goethe che sarebbero state realizzate da Bpm in due diverse tranche per un valore complessivo di 15 milioni, come emerge dal capo di imputazione. Acquisto ‘favorito’ da Colella, condannato in primo grado a 1 anno e 6 mesi per corruzione privata, il quale avrebbe versato a Ponzellini una somma non inferiore a 700mila euro, sempre a dire dell’accusa. Oggi, però, per entrambi i giudici d’appello hanno dichiarato il “non doversi procedere” appunto per prescrizione. Per il resto, la Corte milanese ha confermato la sentenza di primo grado, con l’assoluzione anche per l’ex braccio destro del banchiere, Antonio Cannalire.

Il sostituto pg di Milano Gemma Gualdi, invece, aveva chiesto la condanna di Ponzellini e dello stesso Cannalire a 4 anni di carcere puntando sul riconoscimento dell’associazione per delinquere. Nella sua requisitoria aveva sostenuto che l’ex presidente di Bpm sarebbe stato al vertice della “struttura parallela e deviata” creata all’interno dell’istituto di credito per soddisfare richieste di finanziamento da ambienti politici e imprenditoriali. Per i giudici della prima sezione penale (presidente del collegio era Guido Salvini), che emisero la sentenza quasi due anni fa, dal dibattimento di primo grado non era emersa alcuna prova della ipotizzata “struttura parallela” all’interno dell’istituto di piazza Meda con una stabile e autonoma organizzazione e “men che meno alcun autonomo interesse dell’ipotizzato sodalizio”. Il pm di Milano Mauro Clerici, però, aveva fatto ricorso in appello, ricorso sostenuto dalla Procura generale.

Secondo le accuse mosse dai pm in primo grado, e in pratica cancellate dai giudici anche in appello, la banca in totale avrebbe erogato prestiti in modo irregolare per oltre 230 milioni di euro. In cambio Ponzellini, sempre secondo l’accusa originaria, e alcuni coimputati avrebbero ottenuto compensi illeciti per circa 2,4 milioni. Oggi la decisione in appello con le motivazioni tra 90 giorni.

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