La Russia mette gli scarponi sul terreno anche in Libia e prova a diventare regista della guerra civile nel Paese. Non con i propri militari, come per il sostegno a Bashar al-Assad in Siria, ma con i contractor. Nelle ultime sei settimane, scrive il New York Times, sono stati inviati circa 200 mercenari russi, tra cui cecchini esperti, appartenenti al gruppo paramilitare Wagner di Yevgheni Prigozhin, oligarca russo soprannominato “lo chef di Putin” in riferimento ai suoi affari nel settore della ristorazione e del catering, a sostegno delle milizie del generale Khalifa Haftar nell’offensiva contro il governo di Tripoli di Fayez al-Sarraj, riconosciuto dall’Onu.

La firma dei soldati di Prigozhin, incriminato dagli Usa per le interferenze nelle presidenziali americane e sanzionato per la guerra nell’Ucraina orientale, è la stessa lasciata durante i loro interventi nella guerra del Donbass e in numerosi altri Paesi africani: l’uso di proiettili che non escono dal corpo. Il loro intervento, però, significa soprattutto che Mosca ha intenzione di mettere le mani sul Paese, in una più generale operazione di riaffermazione della propria influenza in Medio Oriente e Africa, mettendo a rischio così il ruolo svolto dalle potenze europee, in particolare l’Italia, nel tentativo di gestione della crisi, soprattutto in funzione di controllo dei flussi migratori. Circostanza ancora più controversa se si considerano i buoni rapporti tra la Lega, che con Matteo Salvini ha guidato fino ad agosto il ministero dell’Interno gestendo i rapporti con il Paese in tema d’immigrazione, e il Cremlino.

Così, dopo aver fornito jet Sukhoi, coordinato attacchi missilistici e di artiglieria, spiega il Nyt che cita fonti libiche ed europee, ora la Russia manda soldati sul terreno: “È esattamente la stessa cosa successa in Siria”, dichiara Fathi Bashagha, ministro dell’Interno del governo di Tripoli, rinnovando le lamentele nei confronti dell’Europa per il mancato sostegno durante l’offensiva militare dell’uomo forte della Cirenaica. La battaglia sul terreno, infatti, è tra milizie con meno di 400 combattenti che si fronteggiano in un pugno di distretti alla periferia sud di Tripoli. L’arrivo di 200 professionisti russi, quindi, potrebbe avere un impatto determinante. Tra l’altro, dirigenti di Tripoli prevedono che Mosca porterà altri mercenari entro la fine della settimana.

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