Ci sono voluti tre anni e tre opposizioni ad altrettanti tentativi di archiviazione, ma alla fine il risultato è arrivato. Serve un processo per stabilire di chi siano le responsabilità per la strage di Freginals, l’incidente stradale in cui persero la vita tredici studentesse, tra cui sette ragazze italiane in Erasmus. Lo ha stabilito contro ogni aspettativa la Corte d’appello di Tarragona, che ha accolto l’ultimo ricorso delle famiglie delle vittime. “Si tratta di una decisione che accogliamo con soddisfazione finalmente potremo avere un processo e chiedere giustizia”, hanno commentato le famiglie, attraverso il legale Maria Cleme Bartesaghi, come riportano Il Secolo XIX e La Stampa. L’imputato, accusato di omicidio colposo, è l’autista del bus, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni.

I fatti risalgono al 20 marzo 2016. L’autobus che riportava a Barcellona un gruppo di studenti Erasmus reduce dalla Notte dei Fuochi di Valencia si era scontrato con una vettura. L’incidente era avvenuto alle sei di domenica mattina sull’autostrada Ap-7, una delle principali strade nel nord est della Catalogna che collega la Spagna alla Francia. A bordo dell’autobus del mezzo viaggiavano 57 studenti delle università di Barcellona tra i 22 e i 29 anni. A perdere la vita erano state Valentina Gallo, 22 anni, di Firenze; Elena Maestrini, 21 anni, di Bagno di Gavorrano (Grosseto); Serena Saracino, torinese, di 23 anni; Francesca Bonello, 24enne genovese; Elisa Valent, 25 anni, friulana di Venzone; Lucrezia Borghi e Elisa Scarascia Mugnozza.

In un primo momento l’uomo aveva ammesso di essersi addormentato. Una circostanza confermata, in un secondo tempo, anche dalle consulenze di parte sulla scatola nera, che mostravano vistosi cambi di velocità, come se il guidatore avesse avuto vari colpi di sonno prima dello schianto. Non solo. Gli investigatori catalani, avevano escluso che il pullman avesse guasti strutturali. Il conducente, tuttavia, aveva ritrattato quella prima versione, durante un interrogatorio. E a complicare ulteriormente il quadro si era aggiunta una perizia, che le famiglie hanno atteso per sette mesi, sul sistema frenante del mezzo. Dopo questa lunga attesa il perito della Procura di Amposta aveva concluso che era impossibile stabilire se i freni funzionavano o no. E i magistrati inquirenti aveva chiesto una nuova archiviazione.

“È giusto così, non potevano continuare a dirci che era stata una fatalità. È giusto che ci sia un processo dove si accertino le responsabilità” ha dichiarato il legale dei familiari di Lucrezia Borghi, l’avvocato Stefano Bartoli, che riferisce che nelle settimane scorse il tribunale di Tarragona ha accolto l’opposizione all’archiviazione presentata dalle famiglie disponendo indagini supplementari della polizia spagnola da cui emerge una ‘colpa grave’ dell’autista, che secondo testimoni accusava sonnolenza. In base a quanto appreso, tutti gli studenti sopravvissuti all’incidente, ascoltati nuovamente come testimoni nel corso delle indagini suppletive, avrebbero confermato che l’autista manifestava segni di sonnolenza. Inoltre, spiega sempre Bartoli, da una verifica svolta presso l’ispettorato del lavoro sarebbe emerso che l’uomo non aveva rispettato i turni di riposo previsti.

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