“Io sono l’imperatore…perché io sono Dio…io sono il capo”. Intercettato nella sala riunioni della sede del Gruppo Sereni Orizzonti il 15 aprile scorso, Massimo Blasoni si rivolge così ai suoi più stretti collaboratori durante una delle consuete riunioni settimanali in cui vengono prese “le più importanti decisioni in merito alle strategie da adottare per coprire le false rendicontazioni“, come scrive il gip Mariarosa Persico, della Sereni Orizzonti, azienda leader in Italia nella gestione di residenze per anziani e di comunità terapeutiche per minori. In questi vertici viene definito il ‘sistema Blasoni’, al centro dell’inchiesta della procura di Udine per truffa aggravata ai danni della sanità pubblica che ha portato a 8 arresti e un obbligo di dimora. “L’elemento cardine attorno a cui ruota la truffa – si legge nell’ordinanza – è la continua riduzione del costo del personale impiegato nelle strutture, voluta da Blasoni e attuata dai suoi più stretti collaboratori, che si concretizza in una riduzione delle prestazioni erogate per l’assistenza”. Gli effetti? In una residenza per anziani di Udine non ci sono i condizionatori “e ci son 32 gradi“. Mentre in una comunità per minori in provincia di Cuneo la coordinatrice lamenta: “I ragazzi son tutti calati di peso perché mi danno un budget di 36 euro a settimana per sfamare 10 adolescenti“.

“Io sono una mente specialissima e geniale”
Secondo l’accusa, grazie alla riduzione del costo del personale attuata tramite meccanismi fraudolenti, la società Sereni Orizzonti ha percepito illecitamente contributi pubblici per oltre 10 milioni di euro. Massimo Blasoni, titolare del 62,63% del capitale sociale di Sereni Orizzonti Holding, nonostante non ricopra alcuna carica nelle società del gruppo, è considerato colui che gestisce “in prima persona l’intera attività aziendale”. Ex consigliere regionale di Forza Italia in Friuli Venezia Giulia, Blasoni ha già patteggiato tre condanne, di cui una nel 199 per bancarotta fraudolenta, evasione fiscale e corruzione aggravata. Il suo ruolo nella gestione della Sereni Orizzonti emerge dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza, tramite intercettazioni telefoniche e ambientali. Emblematica per definire il ruolo di Blasoni è la conversazione che il 9 settembre scorso egli stesso ha con il consigliere di amministrazione Marco Baldassi: “Io comando, decido e possiedo”, dice Blasoni. Poi aggiunge: “Io sono quella mente specialissima e geniale che ha costruito da zero forse la più grande azienda di prima generazione di questa cazzo di regione”. “L’ho fatta crescere, diventare milionaria con la mia fantastica intelligenza…”. “Quello che è mio è mio…io decido…chiunque si contrapponga alle mie decisioni è fuori perché è mia…“.

“Se ci sentono i Carabinieri…siamo in regola”
Baldassi è finito in carcere insieme a Blasoni, così come Judmilla Jani, direttrice di Area 1 di Sereni Orizzonti, che comprende le strutture in Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Sicilia e Lombardia e Federico Carlassara, responsabile ufficio del personale. Ai domiciliari invece l’altra responsabile ufficio del personale, Laura Spera, Denise De Riva, direttrice per Veneto, Liguria e Sardegna, Claudio Salvai, direttore per il Piemonte e Manuela Castaldi, responsabile della zona Emilia Romagna. L’obbligo di dimora è stato disposto invece per Walter Campagnolo, responsabile delle comunità per i minori di Sereni Orizzonti. Sono quelli che l’ordinanza definisce gli “stretti collaboratori” di Blasoni, le persone a cui “dispone di non rispettare gli standard assistenziali previsti dalla legge, con grave danno alla finanze pubbliche e agli ospiti delle strutture”. Quando al telefono impartisce ordini sulla riduzione del costo del personale, l’ex consigliere di Forza Italia ha paura di essere intercettato e più volte ribadisce di voler rispettare le norme: “Spieghiamo, se ci sentono i Carabinieri…siamo molto al di sopra di quello che prevede la legge…”. Ad ascoltarlo però ci sono i finanzieri. Dalle loro indagini, si legge nell’ordinanza, emerge una “politica aziendale fraudolenta dettata da Blasoni e attuata dai suoi più stretti collaboratori” connotata da “profili di pericolosità per la sicurezza e la salute degli ospiti”.

“36 euro a settimana per sfamare 10 adolescenti”
“Non ci sono i condizionatori…[…]. Arrivano lì e ci sono 32 gradi. Oggi in via Podgora morivi, morivi. Ho chiamato Marcato, ho detto ‘ma scusi ma lei lascerebbe sua madre in una condizione del genere?'”. “Lui pensa solo a tagliare… ‘tagliamo tagliamo tagliamo’”. Questa conversazione, avvenuta tra Jani e la segretaria di Blasoni, Micaela Screm, in merito alla residenza per anziani di Udine, si legge nell’ordinanza, “rende evidente come la politica del ‘risparmio’ dettata da Blasoni, in contrasto con la legge (e con le regole del buon senso) incida negativamente sulla salute e sulla sicurezza degli ospiti”. Un altro esempio arriva dalla conversazione telefonica tra Spera e la coordinatrice di una comunità per minori. È lei che lamenta la scarsezza di risorse per i 10 adolescenti di cui si deve occupare: “36 euro a settimana per sfamare 10 adolescenti. Io conto le monete per andare a comprare le merendine. Abbiamo i mobili vuoti, invasi dalle formiche, i ragazzi sottopeso“. Poi denuncia anche la carenza di personale: “Tre educatori di cui una psicopatica, che assume psicofarmaci e quando esce s’addormenta sul furgone. La svegliano i ragazzi mentre guida”.

“Io rispetto la legge, presidente”. “Le revoco le deleghe”
Il “sottodimensionamento del personale” è “il principale strumento di attuazione della truffa”, scrive la gip Mariarosa Persico nelle sue osservazioni contenute nell’ordinanza. Il ‘sistema Blasoni’ si bassa innanzitutto sul nascondere i “fogli presenza del personale nelle singole strutture, non resi mai disponibili per più di uno o due, tre mesi a ritrosi”, scrive la giudice. Veniva perfino organizzati “dei veri e propri meeting” per istruire i direttori di struttura sui comportamenti da tenere con inquirenti e organi di vigilanza. Così veniva nascosto, almeno sulla carta, il grave “debito di ore” che, si legge, gli stessi indagati hanno ‘confessato’ mentre erano intercettati. Al fine di ovviare ai controlli, scrive la giudice, venivano inoltre attuati “una serie di artifizi” che “vanno dalla falsa fatturazione di prestazioni di figure esterne” fino “alla rendicontazione di figure aventi diversa qualifica”. Ad esempio, addetti alla cucina, alla lavanderia o manutentori che venivano fatti figurare come operatori socio-sanitari. Un altro mantra di Blasoni, secondo l’accusa, è la voce costo/ospite, “oggetto del principale interesse di contenimento al ribasso“. “La Toscana è aumentata di 45mila euro al mese […]. Teoricamente una struttura media dovrebbe costare 50 euro al giorno“, dice durante una riunione del 12 aprile scorso sul costo del personale nelle strutture toscane. “Io rispetto la legge, presidente”, risponde Siro Bona, evidenziando che sotto la sua direzione i servizi vengono erogati rispettando gli standard previsti dalla legge. Blasoni è irremovibile: “Le revoco le deleghe, […] questo faccio”.

Aggiornamento – 31 maggio 2021
Per completezza si segnala che il procedimento penale nei confronti di Massimo Blasoni è stato definito con una sentenza di applicazione pena su richiesta delle parti, pronunciata dal gip del Tribunale di Udine. Blasoni ha patteggiato una pena di 11 mesi di reclusione, previa riqualificazione del reato originariamente contestato, in quello meno grave di frode nell’esecuzione di pubbliche forniture, con la conseguente rideterminazione anche dell’entità dei danni, quantificati in 3 milioni e 400 mila euro, cifra risarcita dall’imputato.

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