Neanche il tempo di finire di commemorare le vittime del 3 ottobre 2013, che Lampedusa è costretta a contare altri morti. Il mare finora ha restituito 13 corpi. Sono tutte donne. Sono i cadaveri dei migranti recuperati dopo il naufragio avvenuto nella notte a 6 miglia dall’isola, dove un barchino che probabilmente trasportava cinquanta persone è naufragato poco dopo mezzanotte: in 22 sono stati soccorsi dalle motovedette della Guardia costiera. All’appello, quindi, mancherebbero ancora 15 persone. Ma secondo altri superstiti le persone a bordo erano 70, quindi il bilancio potrebbe essere addirittura peggiore. “Fra i dispersi c’è anche mia sorella con la sua bambina di appena 8 mesi“, racconta una donna salvata dalla Guardia costiera e accompagnata all’hotspot di contrada Imbriacola.

Bare di legno sono state adagiate sul molo Favaloro, divenuto negli anni simbolo delle migrazioni e delle loro tragedie. Lì si è recato il procuratore aggiunto di Agrigento Salvatore Vella per seguire direttamente le operazioni di recupero delle salme in stretto contatto con le forze dell’ordine. “A bordo erano tutti senza salvagente, se lo avessero avuto ora sarebbero tutti salvi”, ha spiegato Vella incontrando i cronisti. “Sul barcone – ha aggiunto – erano più di 50. La maggior parte dei sopravvissuti, 13 uomini e 9 donne, sono salvi solo grazie al coraggio degli uomini della Guardia Costiera e della Gdf”. La procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Luigi Patronaggio, ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per naufragio e omicidio colposo. “Le ricerche continuano – ha sottolineato Vella – anche se sono estremamente difficoltose per le condizioni del mare. Sono impegnati mezzi della Guardia costiera, che ha dato la massima disponibilità, e della Guardia di finanza. Speriamo di utilizzare i sommozzatori, ma attualmente le condizioni del mare non lo consentono”

Il naufragio – La Centrale Operativa di Roma aveva ricevuto domenica sera diverse segnalazioni dal Cur di Palermo (Centro Unico di Risposta) riguardanti l’imbarcazione. “Acquisite le prime informazioni – si legge in una nota – venivano avviate, sotto il coordinamento della Guardia Costiera di Palermo, le attività di ricerca in mare con l’impiego di una motovedetta Classe 300 della Guardia Costiera di Lampedusa e di un’unità della Guardia di Finanza che si trovava già in zona in attività di pattugliamento”.

I migranti si sono spostati su un lato e sono finiti in acqua – Poco dopo mezzanotte la motovedetta della Guardia Costiera ha avvistato a 6 miglia dall’isola il barchino “sovraccarico” e “già sbandato”. Dopo qualche minuto è arrivata anche la Guardia di Finanza. Nel corso delle operazioni di soccorso, con condizioni avverse, lo spostamento repentino dei migranti ha provocato il ribaltamento dell’imbarcazione. Ventidue migranti caduti in mare sono stati recuperati vivi. Mancano all’appello quindi circa 25 persone, tra loro anche 8 bambini. Le condizioni meteo nel Canale di Sicilia stanno peggiorando e le previsioni per i prossimi giorni sono proibitive. La Procura di Agrigento è alla ricerca dello scafista. Non si sa ancora se sia tra i dispersi. L’uomo risponderebbe del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e morte o lesioni come conseguenza di altro delitto.

Open Arms: “Malta ci ha dato l’ordine di non intervenire” – “Ieri sera l’Open Arms si trovava in zona Sar maltese, dopo essere partita dal porto di Siracusa per la sua sessantasettesima missione – ha raccontato Oscar Camps, fondatore della Ong Open Arms durante una conferenza stampa organizzata a Badalona dopo il naufragio – Ci siamo accorti che almeno tre assetti aerei stavano sorvolando una zona più a Nord e abbiamo capito che stava accadendo qualcosa. La nave della ONG si reca dunque un miglio più a nord e avvista le luci di un’imbarcazione in legno in precarie condizioni di navigazione con 44 persone a bordo, tra cui 4 donne e 2 bambini piccoli. Dalle autorità maltesi, immediatamente allertate, arriva l’indicazione sconcertante di non intervenire e di lasciare che l’imbarcazione raggiunga in autonomia le coste italiane“.

“Abbiamo messo in sicurezza le persone passando loro i giubbotti salvagente – continua Camps – e abbiamo fatto presente che l’imbarcazione non aveva sufficiente benzina per raggiungere Lampedusa e che le sue condizioni non permettevano un viaggio così lungo – prosegue Camps – Dopo alcune ore di attesa e senza ricevere più alcuna indicazione da parte delle autorità maltesi, la Ong effettua il trasbordo delle persone in pericolo sulla Open Arms e rimane in attesa di istruzioni”. “Mentre attendevamo risposte da Malta – conclude – un terribile naufragio ha avuto luogo davanti alle coste di Lampedusa ed è incredibile che nessuno ci abbia allertati. Quelle persone, quei bambini potevano e dovevano essere salvati“. Ora, ha spiegato ancora Camps, “la Open Arms si sta dirigendo verso Malta e attende di poter far sbarcare in sicurezza i 44 naufraghi a bordo che hanno bisogno di cure e assistenza immediata”.

Dal 1 gennaio 1041 morti nelle acque del Mediterraneo – Sono circa 19mila i migranti morti e dispersi, affogati nel Mediterraneo mentre cercavano di raggiungere l’Europa, da quel drammatico 3 ottobre 2013 quando il naufragio a Lampedusa lasciò un segno indelebile con 368 bare allineate in un hangar. Con il 2016 che è rimasto alla storia come l’anno nero: 5.143 i migranti scomparsi tra i flutti nel Mare Nostrum. In base ad un’elaborazione dei dati annuali dell’Oim (l’Organizzazione internazionale per le migrazioni) dal primo gennaio al 3 ottobre 2019 sono stati 1.041 i migranti che hanno perso la vita in mare: 3.280 nel 2014, 3.771 nel 2015, 5.143 nel 2016, 3.139 nel 2017 e 2.297 nel 2018. L’Oim ha inoltre riferito che 72.263 migranti e rifugiati sono entrati in Europa via mare dal primo gennaio al 2 ottobre, in calo del 14% rispetto alle 84.345 persone sbarcate nello stesso periodo dell’anno scorso. Gli arrivi in Grecia e Spagna sono stati rispettivamente 39.155 e 17.405. Gli arrivi in Italia sono stati 7.892 (21.119 nello stesso periodo del 2018).

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