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Bernard Keizer, il milionario è a caccia del tesoro nascosto sull’isola di Robinson Crusoe: 800 barili pieni d’oro

Il 2 settembre le autorità cilene hanno approvato la richiesta di Bernard Keiser di utilizzare escavatori per velocizzare le sue ricerche ma questo ha suscitato le proteste degli ambientalisti dal momento che il sito dove si concentrano è protetto dall'Unesco

di Manlio Lilli

Non è una storia inventata da uno scrittore d’avventure. Accade davvero. C’è un cercatore di tesori che scava da anni, in un luogo quasi sperduto, dove ad essere protagonista è la Natura. Il protagonista di questa avventura moderna si chiama Bernard Keizer, ed è un milionario olandese che ha fatto fortuna fornendo alla Nasa materiale per le loro tute spaziali.

Dal 1998 scava nell’isola, a 400 miglia dalla costa del Cile, che prende il nome dal vero Robinson Crusoe, l’esploratore scozzese Alexander Selkirk, che fu abbandonato lì nel XVIII secolo. Esploratore al quale s’ispirò Defoe per il suo “Robinson Crusoe”. Il magnate è alla ricerca del mitico tesoro perduto, del valore stimato di 10 miliardi di dollari. Secondo una leggenda si tratterebbe di 800 barili d’oro, oltre ad altri oggetti preziosi trafugati agli Inca durante la conquista spagnola e nascosti sull’isola intorno al 1715.

Ma dal momento che il sito in questione è protetto dall’Unesco per la sua straordinaria biosfera, le indagini sono state realizzate con mezzi perlopiù manuali. Solo occasionalmente si è ricorsi ad esplosioni e a tecniche di estrazione più sbrigative. Almeno fino a poche settimane fa. Infatti il 2 settembre le autorità cilene hanno approvato la richiesta di Keiser di utilizzare escavatori sull’isola. Misura che però non è piaciuta a tutti.

Così la settimana scorsa Diego Ibanez, rappresentante della Convergencia Social di estrema sinistra del Cile, ha scritto all’ispettore generale del suo paese per chiedere di fermare l’esplorazione. “Il piano di gestione per l’isola proibisce l’asportazione di terra, foglie, humus, torba, sabbia, macerie e rocce. Pertanto chiedo all’ispettore generale di dichiarare illegale l’accordo firmato dal direttore nazionale della Commissione forestale del Cile e dal ministro delle risorse naturali”, ha scritto il politico. In grave pericolo ci sarebbe l’ecosistema dell’isola. “Quello che stanno facendo è illegale. Abbiamo bisogno di uno studio di impatto ambientale, e questo non è stato fatto. È scandaloso che questo sia stato approvato senza fare domande”, ha dichiarato Ibanez.

Quella di Keiser sembra diventata una vera e propria ossessione. Che è più che probabile venga in qualche modo alimentata dalla legge cilena secondo la quale la scoperta del tesoro gli assicurerà il 25 per cento del suo valore. Ma intanto le ricerche osteggiate da Ibanez sono un attentato ai caratteri distintivi dell’isola. A dispetto delle rassicurazioni della Commissione forestale, secondo cui la richiesta di scavo di Keiser di scavare sia in linea con la legge ambientale cilena. Nonostante anche Felipe Ward, ministro del patrimonio, abbia pubblicamente dichiarato la regolarità dell’operazione. “Una ricerca guidata da motivazioni scientifiche. L’occasione per confermare oppure confutare una leggenda”, a suo dire. Chissà se gli sforzi di Ibanez verranno in qualche modo premiati. Prima del disastro.

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