Un preservativo nel vassoio della cena, “nascosto” nella coppa con le mele cotte. È l’amara scoperta fatta da una paziente ricoverata all’Obi, osservazione breve intensiva, dell’ospedale San Luca di Lucca. La donna ha subito avvertito il personale infermieristico che ha segnalato l’accaduto all’Azienda Usl Toscana nord ovest. “Un atto doloso”, secondo la Asl, convinta che la presenza del contraccettivo si tratti di “un sabotaggio“. Sospetta, secondo l’Azienda, è la vicinanza con un altro caso simile: a inizio mese, nello stesso ospedale, una paziente aveva ricevuto una fetta di pane con la muffa.

Sul caso di oggi indagano i carabinieri. Ma intanto la Asl, come si legge in una nota, ha chiesto formalmente al concessionario di avviare l’iter per una “sostanziale e completa revisione dell’affido del servizio di ristorazione” a seguito di “una grave violazione del capitolato di gestione che si è verificato ieri sera con la consegna del vitto della cena”. La direzione dopo la segnalazione, scrive ancora l’ospedale nella nota, “ha provveduto ad attivare le procedure di verifica e controllo immediate per ricostruire il percorso, dalla consegna della materia prima fino alla distribuzione in reparto”. I controlli hanno riguardato la tracciabilità interna del centro cottura, il monitoraggio del sistema automatico di trasporto e degli accessi al reparto coinvolto.

In ogni caso i militari, appena arrivata la segnalazione, sono intervenuti nel presidio e stanno ora portando avanti le indagini, “visto anche il ripetersi degli episodi e dell’inequivocabile atto doloso di manomissione/sabotaggio che si è verificato”. Una volta individuato il responsabile del gesto, conclude l’Azienda, la Asl si costituirà parte civile.

Intanto sono state richieste misure straordinarie di sicurezza proprio per rivedere la concessione dei servizi di ristorazione ed è stata potenziata la vigilanza del personale sanitario in fase di distribuzione dei pasti. Spetta infatti al concessionario, a cui è stata contestata la violazione, secondo la Asl, “vigilare sia sulla qualità dei servizi resi dai propri provider sia sulla sicurezza del percorso del vitto al fine di scongiurare episodi di questo tipo”.

La procedura è la stessa attivata per il caso precedente, quello di inizio settembre. In quell’occasione la direzione ospedaliera aveva fatto un sopralluogo di verifica delle cucine, oltre ad inviare un richiamo formale alla ditta incaricata dell’erogazione del servizio. Dalla verifica ispettiva effettuata sugli alimenti presenti nel centro cottura non era emersa alcuna difformità, ma era stata comunque richiesta una revisione delle procedure di controllo e tracciabilità degli alimenti.

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