Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Sono i reati per cui è stata arrestata una coppia della provincia di Brindisi, che faceva lavorare un 20enne originario del Gambia come pastore con turni di 14 ore, con una paga di circa 1,5 euro all’ora. Il giovane, al quale non erano concessi riposi settimanale e ferie, lavorava dalle 5 del mattino e viveva in una masseria all’interno della quale dormiva su un giaciglio. Ai due sono contestati anche reati ambientali. Una terza persona, un 54enne titolare di un’azienda zootecnica, è finita ai domiciliari a Laterza, nel Tarantino.

“La Legge contro il caporalato di cui si è dotato il nostro Paese è, come si riscontra ancora una volta oggi, una norma eccellente, considerata best practice europea – commenta la neoministra all’agricoltura, Teresa Bellanova -. Va spezzato il legame tra caporali e lavoratori migranti sul versante dei servizi: trasporti e luoghi di residenza. Uno sforzo enorme che va fatto non contro le aziende ma con le aziende, perché il caporalato significa concorrenza sleale e danneggia quelle imprese, e sono tantissime, che operano nella legalità”.

La coppia arrestata a Tuturano – Adriano Vitale, 51 anni, e la sua compagna 37enne Patrizia Carrozzo – secondo i carabinieri faceva lavorare il ventenne gambiano senza riposo settimanale né ferie. Il giovane dormiva in un giaciglio nella masseria dove viveva e lavorava da maggio del 2018: faceva pascolare circa 400 animali, la mattina e il pomeriggio, mungeva e puliva le stalle. Aveva un permesso di soggiorno per motivi umanitari scaduto a maggio 2019.

Vitale approfittava della sua fiducia e della sua scarsa conoscenza dell’italiano e faceva leva sul suo bisogno di un lavoro per poter restare in Italia. I due arrestati, a quanto si è appreso, avevano fatto credere al giovane di essere stato regolarmente assunto da un’altra azienda agricola della zona. L’amministratore di quest’ultima impresa, complice di Vitale e Carrozzo, è stato denunciato per favoreggiamento dell’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Gli investigatori hanno inoltre accertato a carico degli indagati violazioni sia in materia di reati ambientali, tra cui lo smaltimento illecito e l’incendio di rifiuti nella masseria. Veniva riversato nel terreno e bruciato materiale plastico e biologico proveniente dalle pulizie delle stalle. Per questo l’intera area adibita a ovile è stata sottoposta a sequestro. Sul posto è stato chiamato anche il personale sanitario del Servizio Veterinario dell’Asl di Brindisi. Vitale è stato portato nel carcere di Brindisi, mentre Carrozzo è stata accompagnata in masseria agli arresti domiciliari.

Il 54enne di Laterza, titolare di una azienda zootecnica di Ginosa, è stato posto ai domiciliari, accusato di far lavorare 15 ore al giorno come pastori e custodi di bovini e ovini, pagandoli pure 1,50 euro l’ora, due albanesi senza permesso di soggiorno e senza regolare contratto di assunzione; erano alloggiati in un fatiscente manufatto agricolo con copertura in eternit in avanzato stato di sfaldamento.

Altri due casi simili nei giorni scorsi. Il 17 agosto era stato arrestato un pregiudicato 46enne, titolare di una impresa agricola e allevamento di ovini a Casamassima (Bari). Tre giorni fa, ai domiciliari è finito un 60enne, titolare di una masseria nelle campagne di Mottola (Taranto).

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