I più giovani non sono neanche adolescenti, i più adulti sfiorano trent’anni appena: il parco della Versiliana martedì 27 agosto si è riempito di ragazzi per Lofter Date, l’appuntamento del festival dedicato ai giovani talenti. Parco gremito per l’incontro con Elisa Maino e Vale Vedovatti (16 anni entrambe e centinaia di migliaia di follower) seguite da Gordon, la parrucca bionda più famosa del web, in tour con il suo primo romanzo (Tu che mi capisci). La sera, sul palco, molti nomi da tenere d’occhio della scena rap e indie italiana: Travis, Dile, Nathan Francot, Carlo Corallo, Fulminacci e Gazzelle. L’evento è stato organizzato da Loft Produzioni e One Shot Agency, con il supporto di Intesa San Paolo.

I ragazzi cominciano ad arrivare alla spicciolata dalla mattina. Età media: 12, 13 anni, prevalentemente bambine. Molte sono accompagnate dai genitori, arrivati da ogni parte d’Italia. Ci sono quelli più emozionati dei figli, con una macchinetta usa e getta (un reperto archeologico in un mare di smartphone) e quelli che preferirebbero chiaramente essere altrove: «Questo è perché ho fatto due figlie femmine – dice un papà a un altro, solidale – se c’avessi avuto du’figlioli a quest’ora stavo a una partita di pallone». Le bambine – con i cartelloni, le magliette, le guance colorate come ai concerti – si infilano ovunque armate di cellulare, apostate tra gli alberi come i paparazzi per rubare uno scatto dei loro benianimi.

Il caffé della Versiliana un’ora prima dell’evento è già stracolmo, le bambine si fanno aria per il caldo e per l’emozione e quando finalmente Elisa Maino e Vale (Valeria) Vedovatti arrivano sul palco – ovviamente riprendendo con il cellulare – esplodono in un boato. «Questo è un momento bellissimo, ma non tirerei mai fuori il telefono, voglio godermelo», dice Elisa Maino, salvo poi aggiungere: «magari dopo facciamo una storia tutti insieme». Racconta della nonna, delle critiche ricevute per il suo canale: «sembrava che facessi qualcosa di male, invece per me è naturale, mi dà tanta soddisfazione». Per Valeria è il primo incontro ufficiale, l’occasione per annunciare il suo libro: si emoziona e non trattiene le lacrime. C’è qualcosa di incomprensibile, per chi non fa parte della generazione Z, sul legame che c’è tra il pubblico e queste ragazze (guai a definirle influencer): non è esattamente come avere il poster in cameretta di un cantante o un calciatore, qualcuno che si ammira per un talento. È un rapporto più intimo, si considerano amici, si confidano con loro, le abbracciano come se si conoscessero da sempre – e in un certo senso è così, anche se tramite lo schermo di un telefono.

I lettori adulti si chiederanno: sì, ma che cosa fanno? Niente. E tutto. Creano video, intrattengono, si raccontano. Si aprono al pubblico, lo portano nelle loro vite, e il pubblico – a giudicare dall’adunata di Lofter Date – le adora. Giusto il tempo di una storia su Instagram e via al meet&greet con i fan: di fronte alla coda interminabile le ragazze non si scompongono e distribuiscono sorrisi, abbracci e foto in egual misura a tutti. Infaticabili. Poi è la volta di Yuri Sterrore, per i fan Gordon, l’uomo che prova a capire le donne mettendosi nei loro panni (letteralmente: in un esperimento sociale indossa i tacchi alti per un giorno intero). E le ha capite così bene che ci ha scritto un libro: Tu che mi capisci, già arrivato alla quinta ristampa. Parla di amore, di web («quando spiego cosa faccio per lavoro è sempre una fatica, non vieni mai preso sul serio») di precariato e di donne, ovviamente: «L’Italia è un Paese profondamente maschilista». Le fan lo considerano una specie di saggia zia, e alla fine dell’incontro alzano la mano per chiedergli: «Il mio ragazzo mi ha lasciata…che faccio, gli scrivo?» In fila per il firma copie ci sono ventenni, qualche fidanzato imbarazzato e una signora ingioiellata che stringe sottobraccio due copie rosa shocking.

Intanto, mentre il sole tramonta, l’area teatro si riempie di ragazzi arrivati per il concertone. Apre la serata il rapper Travis, che scalda il pubblico: «Voglio vedere le mani sempre su!». Nathan Francot, occhialini tondi e sneakers arancio fluo, è al suo primo live: «Non sono mai stato su un palco: a ottobre scrivevo nella mia cameretta e adesso sono qui». Promette bene. Il più inaspettato è Carlo Corallo, uno scrittore che rappa i suoi versi, capace di condensare la storia di un tradimento – con i dettagli, le scuse, le bugie, i silenzi – nel tempo di un brano suonato dal vivo. Dile canta Rewind per quella sua ex «che era proprio una stro…» mentre i fan urlano e saltano. E poi Fulminacci – altro nome da segnare – che fa cantare tutti con Tommaso e che poi rifà Stavo Pensando a Te di Fabri Fibra «per omaggiare un grande artista italiano». Salta l’esibizione di ComaCose, tra i fischi di delusione del pubblico. Ma l’evento clou è il concertone di Gazzelle, al secolo Flavio Bruno Pardini, 29 anni, romano, poeta della ‘presa a male’ generazionale, quella sensazione di di “avere tutta la vita davanti, ma davanti a un bar” come dice lui. Occhiali scuri e cerata – la sua divisa d’ordinanza – ringrazia tutti «soprattutto le ragazze», chiede un gin tonic, solletica il pubblico «ma a voi piace Baby K?». Il pubblico impazzisce, canta per un’ora e mezza, lo richiama sul palco. Nota antropologica: uno degli assiomi sui ventenniequalcosa è che passino i concerti a guardare lo schermo che riprende il palco piuttosto che il palco (un po’ come quella storia del dito e della luna). Al concerto, di cellulari ce n’erano un sacco, ma la maggior parte saltava e ballava e sui pezzi più romantici qualcuno ha tirato fuori gli accendini. Sì, gli accendini, come quindici anni fa. Come sono vintage questi millennials.

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