Il 24 agosto del 1949 entrò in vigore il Patto Atlantico, tra i Paesi fondatori c’erano Belgio, Francia, Canada, Danimarca, Gran Bretagna, Stati Uniti, Portogallo, Norvegia, Lussemburgo, Olanda, Islanda e Italia. Tre anni più tardi aderì anche la Germania federale, Turchia e Grecia. Come è noto l’obiettivo dell’alleanza era la difesa collettiva, un fronte comune contro il potenziale aggressore sovietico.

In tal contesto, l’articolo 5 del Trattato che prevede il principio di difesa collettiva (se uno dei Paesi aderenti all’alleanza viene aggredito, esso viene considerato un attacco contro tutti), svolge un ruolo determinante. Nel 1955, in risposta alla stipula del Patto Atlantico, venne costituito il Patto di Varsavia. In esso confluì tutto il fronte sovietico che riuniva i diversi Paesi comunisti satelliti; tale patto fu sciolto nel 1991 in concomitanza della caduta dell’Urss.

La Nato evidentemente aveva un significato militare e politico importante nel contesto dell’epoca, ma oggi occorre domandarsi se tale forza militare sia ancora giustificabile dati i mutati scenari. L’Urss si è sbriciolata, l’odierna Russia non rappresenta certo un pericolo dato che proprio dopo la caduta dell’Impero sovietico è cominciato un accerchiamento militare che è arrivato alle porte di Mosca.

Oggi chi sono i nemici della Nato? Da chi ci dobbiamo difendere? Da chi siamo stati attaccati? Sono giustificate le ingenti spese che ogni Paese deve elargire per far parte di questa organizzazione? Non sarebbe auspicabile puntare ad avere un esercito europeo? Richiederebbe una quantità di spesa nettamente minore e andrebbe a rafforzare l’indipendenza dell’Europa e la sua crescita come comunità. Un progetto a cui credo e che reputo importante, data anche la transizione che stiamo vivendo dal mondo unipolare a quello multipolare.

Se l’Europa vuole davvero divenire una comunità matura, deve svincolarsi dalla forte influenza militare statunitense. Gli Usa sono partner importanti, ma la subordinazione deve terminare se si vuole diventare credibili. Se si vuole crescere. E’ fondamentale altresì pacificare i rapporti con la Russia, a partire dal superamento delle incresciose sanzioni che creano solo problemi economici alle nostre piccole aziende.

Come ho già avuto modo di argomentare su questo blog, la Nato ha avuto un ruolo aggressivo e non certo difensivo. Un’aggressività che non ha nulla a che vedere con il sacrosanto diritto alla difesa, ma al controllo geopolitico. Gli attacchi della Nato, negli ultimi 20 anni, sono stati sette. In ordine cronologico si è cominciato nel 1991 con la prima guerra del Golfo, l’anno successivo in Somalia, nel 1995 in Bosnia, nel 1999 in Serbia, nel 2001 in Afghanistan, due anni dopo una nuova guerra all’Iraq e poi nel 2011 l’aggressione alla Libia di Gheddafi. Anche quest’ultimo, un conflitto che ha destabilizzato un’intera regione e che ha generato quell’immigrazione incontrollata che l’Italia sta pagando a caro prezzo sotto molteplici aspetti.

A 70 anni dall’attuazione del Patto Atlantico, credo sia auspicabile intraprendere un percorso di riflessione sul ruolo di questa organizzazione, ricordando che al centro del dibattito geopolitico nel nostro Paese dobbiamo rimettere con vigore i principi del multilateralismo e della non-ingerenza. Principi che possono aiutarci a costruire una società nuova, pacificata e libera da quel “complesso militare industriale” paventato da Dwight Eisenhower.

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