Nel 2018 la spesa farmaceutica nazionale è stata di 29,1 miliardi di euro (di cui il 77 per cento rimborsato dal Sistema sanitario nazionale), in media circa 482 euro per ogni cittadino. Rispetto al 2017 sono 24 milioni in meno. Questo grazie anche alla disponibilità di nuovi farmaci generici (ad alto consumo) erogati sul territorio, più convenienti di quelli di marca a brevetto scaduto, e alla riduzione dei prezzi di alcune molecole per effetto delle ricontrattazioni (per esempio, i prezzi dei medicinali per il sistema cardiovascolare sono scesi del dieci per cento). Mentre continua a crescere la spesa ospedaliera, soprattutto per gli oncologici che rappresentano il maggior investimento farmaceutico per il Ssn. È questo il quadro che emerge dall’ultimo rapporto dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sull’uso dei farmaci presentato oggi.

Nello specifico, a calare è la spesa territoriale a carico del Ssn, che comprende quella per i farmaci di classe A erogati in regime di assistenza convenzionata e quella per i medicinali in distribuzione diretta (tramite le strutture sanitarie) e per conto (tramite le farmacie territoriali, pubbliche e private): meno quattro per cento, pari a 12,4 miliardi di euro.

A crescere invece è la spesa a carico dei cittadini, che ammonta a 8,4 miliardi, cioè il 3,8 per cento in più rispetto al 2017. E comprende la spesa per la compartecipazione (cioè per i ticket regionali e la differenza tra il prezzo del medicinale di marca a brevetto scaduto e il prezzo di riferimento, corrispondente a quello del farmaco equivalente rimborsato dallo Stato), per i medicinali di classe A acquistati privatamente, per quelli di fascia C con ricetta, e per l’automedicazione. Quest’ultima è la voce che è salita maggiormente: più 7,6 per cento. Mentre l’incremento della compartecipazione (più 3,8) è dovuto essenzialmente alla crescita della differenza tra il prezzo dell’equivalente e quello del medicinale a brevetto scaduto: più 7,2 per cento. Va sottolineato che la quota relativa ai ticket sulla ricetta per ogni confezione al contrario è scesa del 3,4 per cento. Complessivamente quindi, se si considera anche quella privata, la spesa farmaceutica territoriale ha subito una contrazione dell’uno per cento.

Lievita senza sosta la spesa ospedaliera per l’acquisto di medicinali, che ammonta a 7,6 miliardi, il 3,6 per cento in più del 2017 (7,3 miliardi). Quasi tre miliardi in più rispetto a quella del 2011. I farmaci più costosi in assoluto per il Ssn sono gli antitumorali (in primo luogo gli anticorpi monoclonali, farmaci cosiddetti “intelligenti” perché agiscono in modo selettivo su recettori cellulari specifici), per cui sono stati spesi 5,6 miliardi di euro. Al secondo posto ci sono quelli per l’apparato cardiovascolare (3,2 miliardi) e al terzo gli antimicrobici generali (come gli antibiotici) impiegati nel trattamento sistemico delle malattie infettive (2,9). “C’è un eccesso di spesa per i farmaci contro il cancro – dichiara Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano – Non tutti sono efficaci come ci fanno credere perché i morti sono ancora tanti. Diamo molta importanza ai farmaci e non ai modi per evitare di prendere i farmaci. Il fumo è la causa del 22 per cento delle morti per cancro e le istituzioni non fanno ancora abbastanza per evitare che la gente fumi”.

I farmaci più prescritti restano quelli per le malattie cardiovascolari, seguiti da quelli per i disturbi gastrointestinali e del metabolismo e dai farmaci del sangue e organi emopoietici. Un occhio infine ai consumi, che variano in base al genere, all’età e alla provenienza geografica. Nel 2018, rileva il rapporto Aifa, è stata riscontrata una prevalenza d’uso dei farmaci del 67 per cento, decisamente superiore nelle donne (71 per cento) piuttosto che negli uomini (62 per cento). I consumi passano da circa 500 dosi nella fascia compresa tra i 40 e i 50 anni a oltre tremila nella popolazione ultrasettantacinquenne. Più in generale, gli over 64 assorbono circa il 70 per cento delle dosi giornaliere di medicinali e il 60 per cento della spesa in assistenza convenzionata (fino a tre volte superiore al valore medio nazionale).

A spendere e a consumare mediamente di più per i farmaci a carico del Ssn sono le regioni del Sud. Mentre la Provincia di Bolzano è quella con i livelli (di spesa e consumo) meno elevati. “In commercio ci sono tanti farmaci uguali e con prezzi diversi, e tanti non indispensabili – torna a denunciare Garattini che nei mesi scorsi ha guidato il tavolo tecnico sulla nuova governance farmaceutica – Oggi Aifa, sulla base del documento che abbiamo elaborato a fine dello scorso anno, sta procedendo a rivedere il prontuario. Pensate che l’agenzia di controllo tedesca degli ultimi 200 farmaci approvati ne ha scartati 125”.

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