Quando è stato annunciata la decisione di aprire due tombe all’interno del Cimitero Teutonico per verificare se vi fossero i resti di Emanuela Orlandi, forse più di uno avrà pensato: se il Vaticano ha deciso questo vuol dire che non troveranno niente. Ed effettivamente, niente è stato trovato. Non solo per quanto riguarda i resti della figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia scomparsa nel nulla all’età di 15 anni nel 1983. Ma anche quelli delle due principesse che, stando alle lapidi delle due tombe aperte, avrebbero dovuto essere sepolte proprio in quei loculi

Da qui si è scatenato l’ennesimo giallo, alimentato da numerose incongruenze che altro risultato non stanno dando se non quello di far apparire nuovamente il Vaticano come la casa dei misteri. Il che è maggiormente paradossale perché avviene durante il pontificato di Francesco che, sulla scia di Benedetto XVI, ha fatto della trasparenza la bussola del suo governo della Chiesa.

Cosa c’è dunque sotto? Le domande sono tante e meritano di essere prese in seria considerazione. Anche perché tutta la vicenda rischia di trasformarsi in un grande circo mediatico tra opposte tifoserie, mentre il fine che ha spinto il Vaticano ad accogliere le richieste della famiglia Orlandi è unicamente quello di fare chiarezza in uno dei misteri più oscuri che dura da ben 36 anni.

Possibile che nessuno all’interno dei sacri palazzi sapesse che quelle tombe erano vuote? Possibile che non esistesse negli archivi alcuna documentazione che dimostrasse che, probabilmente negli anni Sessata e Settanta, i resti delle due principesse sono stati sposati in uno dei due ossari e al di sotto di una delle due tombe fossero state realizzate le fogne del palazzo che sovrasta il Cimitero Teutonico? E ancora: possibile che il Vaticano, nel momento in cui ha ricevuto e accolto la richiesta della famiglia Orlandi di aprire le tombe, non ha fatto tutte le verifiche del caso? Chi ha guidato la strategia comunicativa e con quale fine? Chi ha analizzato tutte le possibili conseguenze che ci sarebbero state scoperchiando le due lapidi? Anche quella di non trovare nulla, ma proprio nulla. Può essere che un’istituzione come la Santa Sede, nota e apprezzata in tutto il mondo per la sua abilità diplomatica, si sia lasciata trascinare sull’onda dell’emozione senza ponderare bene cosa avrebbe innescato con questo gesto? Che non si sia fatta, insomma, una seria valutazione dei pro e dei contro?

C’è da ammettere che di errori ne sono stati commessi molti. E allora è bene che da entrambe le parti si faccia chiarezza e si mettano sul tavolo tutte le carte.

Chi ha rivelato ai familiari di Emanuela Orlandi che nella cosiddetta “Tomba dell’Angelo” sarebbero stati trovati i resti della ragazza? Come è possibile che il Vaticano abbia accettato di aprire quel loculo e quello adiacente, quest’ultimo senza che nessuno lo avesse chiesto, senza sapere nomi e cognomi di coloro che denunciavano tale occultamento? Perché nessuno ha approfondito accuratamente la richiesta, prima e non dopo l’apertura, verificando la presenza o meno dei resti delle due principesse? E se la famiglia Orlandi prima e il Vaticano poi fossero caduti in una trappola?

Se l’apertura delle due tombe del Cimitero Teutonico doveva contribuire a fare luce sul mistero di Emanuela il risultato è che, invece, ha gettato nuove e inquietanti ombre. In molti, all’interno dei sacri palazzi, erano rimasti alla posizione dell’allora sostituto della Segreteria di Stato, l’attuale cardinale Giovanni Angelo Becciu, secondo cui non vi erano dossier nuovi e il Vaticano non aveva niente da aggiungere sulla vicenda. Se fosse stato lui in funzione c’è da chiedersi se non si sarebbe fermamente opposto alla concessione dell’autorizzazione senza le necessarie precauzioni, al fine di evitare il grave smacco in cui è caduto il Vaticano.

Tra le tante e inquietanti domande che si possono fare dopo questo nuovo capitolo del caso Orlandi ce n’è una che forse è la più importante: chi informa il Papa? E soprattutto: al Papa viene detta sempre la verità dai suoi collaboratori? O ci sono cortigiani di professione, da sempre avversati da Bergoglio, che riferiscono al Pontefice una verità per così dire edulcorata? Francesco, pochi giorni dopo la sua elezione, incontrò e abbracciò la madre e il fratello di Emanuela. Un gesto più significativo di ogni parola per dimostrare in modo eloquente la sua personale vicinanza per un dolore straziante. Forse si deve ripartire da quel gesto per ricostruire un rapporto, quello tra il Vaticano e la famiglia Orlandi, che sembra essersi nuovamente incrinato col passare del tempo.

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