Dialogo, ma nessun invito in Russia. Si è consumato così il terzo faccia a faccia tra Papa Francesco e Vladimir Putin. 55 minuti è durata l’udienza privata a porte chiuse tra i due leader. Immancabile il ritardo con il quale il presidente della Federazione Russa si è presentato in Vaticano: 50 minuti come nel 2013, mentre nel 2015 furono addirittura 70. “Benvenuto”, ha detto Bergoglio accogliendo Putin. Il presidente ha donato al Papa un libro su Michelangelo, il dvd del film Il peccato di Andrey Konchalovskiy e l’icona dei Santi Pietro e Paolo. Francesco ha ricambiato con una medaglia commemorativa della fine della Prima guerra mondiale, un’acquaforte realizzata da Giuseppe Vasi nel 1774 che riproduce piazza San Pietro “perché non dimentichi Roma”, il messaggio per la Giornata mondiale della pace 2019 autografato, il documento sulla fratellanza umana firmato ad Abu Dhabi con i leader musulmani, le esortazioni apostoliche Gaudete et exsultate e Christus vivit e la medaglia del sesto anno di pontificato, quest’ultima donata anche al ristretto seguito di Putin. Al termine dell’udienza il presidente ha ringraziato il Papa: “Grazie per il tempo che mi ha dedicato. Discorso molto sostanzioso e interessante”.

Tra i temi del confronto a quattr’occhi la pace, il disarmo nucleare, la salvaguardia dell’ambiente, la difesa dei cristiani in Medio Oriente, la situazione in Siria e quella in Ucraina dove le posizioni tra il Papa e Putin sono molto distanti. La Santa Sede, per esempio, non ha riconosciuto l’annessione della Crimea. “Il presidente della Russia – ha affermato il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin – si considera uomo religioso, e penso quindi che egli riconosca nel Papa l’incarnazione di valori che ritiene importanti nella sua vita. Poi c’è l’attenzione della Russia a temi quali la tutela dei cristiani nel Medio Oriente e la crisi dei valori cristiani nelle società occidentali”.

Nessun margine, invece, per una visita di Bergoglio a Mosca. “Al momento, la questione non è all’ordine del giorno e suppongo che non verrà posta né da noi, né dal Vaticano”, ha precisato alla vigilia del faccia a faccia il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov. Diversa, ovviamente, la posizione dell’arcivescovo di Mosca, monsignor Paolo Pezzi, che sulla possibilità di un invito di Putin al Papa ha affermato: “Personalmente penso che sia auspicabile. Ma credo che non sia nelle intenzioni di Vladimir Putin. Papa Francesco ci tiene che, in una determinata nazione, sia il potere politico a fare un invito formale. Ma deve essere soprattutto la realtà religiosa di quel luogo che si deve interessare ad avere come ospite il Papa. E fino a questo momento mi sembra che da parte della Chiesa ortodossa in Russia, l’elemento religioso più significativo, non ci sia un invito ufficiale. Quindi non penso che il presidente russo possa fare di sua spontanea volontà un passo tale senza avere un chiaro sostegno da parte della Chiesa ortodossa”.

Il vero problema sul tavolo, infatti, non è il dialogo del Papa con Putin, che entrambi tengono a rafforzare, bensì quello con il Patriarca ortodosso russo Kirill. I rapporti tra i due leader religiosi sembravano essersi rasserenati dopo lo storico abbraccio avvenuto a L’Avana nel 2016. Un evento atteso da mille anni, ovvero dal grande scisma del 1054  tra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente. Indispensabile fu in quell’occasione la mediazione di Raul Castro. Ma dopo quel primo faccia a faccia e la firma di una dichiarazione congiunta, i rapporti tra il Papa e Kirill si sono rapidamente raffreddati. E non certo per volere di Bergoglio. Francesco, infatti, avrebbe voluto riabbracciare il Patriarca ortodosso russo a Bari, nel 2018, in occasione della giornata di riflessione e preghiera da lui indetta sulla situazione drammatica del Medio Oriente.

Un invito che era stato anticipato da un gesto di amicizia altamente significativo. Nel 2016, durante l’incontro di Cuba, Kirill chiese al Papa di poter avere in Russia per un breve periodo una reliquia del patrono di Bari, San Nicola. Francesco accolse subito il desiderio del Patriarca ortodosso e l’anno successivo, per poco più di due mesi, un frammento della costola sinistra del santo fu portato a Mosca e a San Pietroburgo dove fu venerato da quasi 2 milioni e mezzo di fedeli, principalmente ortodossi, tra quali lo stesso Putin. Per la prima volta in 930 anni le reliquie di San Nicola lasciarono Bari. Un segno eloquente della volontà di proseguire il dialogo iniziato a L’Avana, ma al quale Kirill fino a oggi non ha corrisposto.

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