Il pericolo maggiore sono gli sbarchi fantasma, perché la mancata identificazione rappresenta un potenziale rischio nella lotta al terrorismo. I numero di migranti arrivati sulle coste siciliane è drasticamente calato e dei circa mille arrivati nei primi sei mesi in provincia di Agrigento “quelli soccorsi dalle ong rappresentano una porzione insignificante”, quindi per il decreto Sicurezza bis non vi erano “le condizioni di straordinaria necessità e urgenza”. Più una considerazione sui porti libici, che “non sono da considerare sicuri”. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ricostruisce dati, aspetti legali e normativi dell’immigrazione in audizione alle commissione riunite Affari costituzionali e Giustizia della Camera.

Il magistrato che più di tutti gli altri, per ragioni territoriali, negli ultimi mesi si è occupato di sbarchi – dal caso Diciotti alla Sea Watch 3 – ricorda innanzitutto che “mentre si agitava il caso Sea Watch 3 arrivavano via mare oltre 200 immigrati con vari mezzi”. Senza contare quello che il capo della procura agrigentina considera il “pericolo maggiore” per la sicurezza pubblica, che “non viene dai gommoni provenienti dalla Libia ma da sbarchi fantasma, che portano di solito persone che hanno avuto problemi giudiziari”. Nel primo caso, spiega, “c’è l’identificazione nel secondo caso no, e quindi rappresentano un potenziale pericolo anche per fronteggiare eventuali atti terroristici”.

Riguardo al dl Sicurezza bis, Patronaggio – pur premettendo che le “finalità” sono “assolutamente condivisibili” per quanto riguarda “il contrasto al traffico di esseri umani” – sottolinea che non vi erano “le condizioni di straordinaria necessità e urgenza” che giustificano la necessità di legiferare per decreto. A supporto della sua tesi cita i dati di Agrigento: “Dagli 11.159 migranti sbarcati nel 2017, nel 2018 il dato è calato con 218 sbarchi e 3.900 immigrati e ora si è passati ai 1.084 del primo semestre di quest’anno. E quelli soccorsi dalle ong rappresentano una porzione insignificante”

E restando sul tema delle organizzazioni non governative, il magistrato ha precisato: “Non è stato fino ad ora provato il preventivo accordo tra trafficanti di esseri umani ed ong. Che non deve essere limitato ad un semplice contatto, tipo una telefonata, ma deve esserci una comunicazione del tipo: ‘Stiamo facendo partire migranti, avvicinatevi e prelevateli”. Infine, il procuratore si è soffermato sulla “sicurezza” dei porti libici, sulla quale grande scetticismo è stato espresso recentemente anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi. “Non sono da considerare porti sicuri”, ha detto Patronaggio ricordando che “quando si parla di porti sicuri non si intende solo un porto dove un naufrago viene messo sulla terraferma ma un porto dove il migrante possa avere garantiti tutti i diritti”. E ha aggiunto: “La zona Sar libica non appare presidiata dalla Guardia costiera libica”.

Articolo Precedente

Csm, l’Anm: “Il procuratore generale Fuzio deve compiere un gesto di responsabilità. Sia deferito ai probiviri”

next