Una strada per la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia c’è: sta nel fatto che il crollo del ponte Morandi ha comportato “la mancata restituzione di un bene” che la società doveva custodire e restituire integro. Questo, per la commissione di giuristi del ministero delle Infrastrutture, è il “grave inadempimento” che potrebbe permettere la revoca unilaterale. Le indiscrezioni sono riportate da una sintesi che circola tra i ministri M5s. Secondo la commissione – sempre in base alla lettura che ne fa la componente Cinquestelle di governo – sono nulle (o non applicabili al caso) alcune clausole della convenzione che prevedono risarcimenti per risoluzione anticipata, anche se – precisano gli esperti – Aspi li chiederà in sede contenziosa e non si può escludere che li ottenga. Cifre possibili, però, nell’abstract, non se ne fanno.

“Noi ci stiamo muovendo nel rispetto del contratto di concessione e nel solco dei contratti in essere. Andiamo avanti, come un treno! Un abbraccio alle famiglie delle vittime del Ponte Morandi. Lo Stato, questo Stato, è con voi” commenta subito il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio su Facebook. Già nel pomeriggio si era sfogato sempre sui social contro il cosiddetto “partito dei Benetton“. E lo stesso ministro dello Sviluppo torna sul tema delle eventuali penali che Mediobanca aveva calcolato in una possibile entità di 22 miliardi e che Autostrade (che non ha commentato le indiscrezioni di oggi) farebbe lievitare a 25 miliardi. Ma Di Maio ricorda che la stessa convenzione con Autostrade “parla chiaro”: all’articolo 9 bis – spiega – prevede che il diritto a indennizzo-risarcimento del concessionario sussiste “nel rispetto del principio dell’affidamento“. Di fronte a gravi inadempienze come il crollo del Ponte di Genova, conclude Di Maio “è evidente che questo principio viene a mancare. Perché chi investe in Italia deve sapere che è il benvenuto, che supportiamo il business, lo rispettiamo, ma nel massimo rispetto degli interessi nazionali”.

E’ questo d’altra parte il tema su cui il M5s batterà nei prossimi giorni. Di Maio stesso aveva già annunciato che la revoca dovrà essere avviata entro l’anniversario della tragedia del 14 agosto. “Ci sono milionari e multinazionali che credono di poter utilizzare le casse dello stato a proprio piacimento e quando provi a togliergli le rendite, iniziano a ricattare – ha detto anche oggi Di Maio – Si sentono forti perché c’è una buona parte della politica e dei partiti che gli hanno fatto e gli fanno da scendiletto. Guardate il caso del Ponte Morandi: non appena abbiamo comunicato l’intenzione di revocare la concessione ad Autostrade tutti questi poteri sono sobbalzati dalla sedia”.

La relazione dei giuristi, come sempre accade, può dare molti spunti. Nell’abstract della relazione che circola tra i ministri M5s si spiega che il crollo lascia presupporre gravi lacune del sistema di manutenzione che si possono ritenere sussistenti su tutta la rete autostradale (molti ponti hanno stesso livello di rischio di quello di Genova) e che pertanto giustificano che lo Stato abbia perso fiducia nell’operato di Aspi anche se è da tenere conto che Autostrade per l’Italia ha già iniziato un forte intervento di manutenzione straordinaria dopo il crollo.

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