組合は強さ, che sarebbe “l’unione fa la forza” in lingua giapponese. I colossi dell’auto nipponica hanno deciso di unire le forze per una nuova alleanza volta a sviluppare le tecnologie di guida autonoma ed i servizi di mobilità.

Una joint venture da 23 milioni di euro a cui avevano dato vita, lo scorso autunno, Toyota e il gigante dell’hi-tech Softbank: prende il nome di “Monet Technologies” e ora annovera sotto il suo cappello anche Mazda, Suzuki, Subaru, Daihatsu e Isuzu. Va detto, però, che quasi tutti questi costruttori ruotano attorno a Toyota (è il caso di Subaru) o hanno già degli accordi commerciali in essere con l’azienda (Mazda e Suzuki), la principale del paese per quanto concerne la produzione automotive.

Nell’elenco di Monet Technologies, che rimane aperta a chiunque voglia farne parte, rientra anche la Honda – che detiene il 10% del capitale – e la Hino Motors (opera nel campo dei mezzi industriali), proprietaria di un altro 10% grazie a una quota da 2,32 milioni di euro. I nuovi soci, invece, investiranno ciascuno circa 465 mila euro in cambio di circa il 2% del capitale, mentre Softbank e Toyota rimarranno i principali azionisti, con fette rispettivamente del 35,2% (pari a 8,2 milioni di euro) e del 34,8% (8,11 milioni di euro).

Quindi, la joint-venture in questione rappresenta 8 produttori che insieme fabbricano il 75% delle auto vendute in Giappone. Già nel 2017 la Toyota aveva iniziato a tessere la tela delle sue partnership tecnologiche per lo sviluppo dell’elettromobilità, a cominciare con Mazda e Denso, uno dei principali produttori della componentistica made in Japan.

Grandi assenti in Monet sono, invece, Nissan e la sua controllata Mitsubishi, che fanno parte dell’Alleanza con i transalpini di Renault e hanno avviato una collaborazione con Waymo, subordinata di Alphabet (la holding che possiede pure Google) dedita allo sviluppo delle auto col pilota automatico. In compenso, lo scorso anno sempre la Toyota aveva creato un consorzio insieme a Nissan e Honda per la distribuzione di idrogeno alle auto con pile a combustibile. E in essere ci sono anche gli accordi con i “gaijin” (gli stranieri) di BMW, gruppo PSA, Uber e Amazon.

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