“Caro presidente, abbiamo deciso di autosospenderci dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti perché ci consideriamo incompatibili con l’iscrizione all’albo professionale di Vittorio Feltri“. Comincia così la lettera scritta dai giornalisti Paolo Borrometi e Sandro Ruotolo al presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna. I due si dicono indignati dalle dichiarazioni che Feltri, direttore di Libero, ha fatto a proposito dello scrittore Andrea Camilleri, ricoverato in rianimazione da lunedì dopo un arresto cardiaco. A due giorni dal malore, Feltri ha detto a Rai Radio 2: “Mi dispiace se muore. Però mi consolerò pensando che Montalbano non mi romperà più i coglioni. Basta, mi ha stancato”.

I due giornalisti, nella lettera, sostengono che “le parole di Feltri su Camilleri e le sue opere hanno rappresentato per noi la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ne va della credibilità di ognuno di noi e della nostra categoria. Adesso basta. O noi o lui. Quel ‘terrone che ci ha rotto i coglioni’ per noi figli del Sud è inaccettabile. Non è in gioco la libertà di pensiero. Sono in gioco i valori della nostra Costituzione. Ogni suo scritto trasuda di razzismo, omofobia, xenofobia. Riteniamo gli scritti e il pensiero del direttore Feltri veri e propri crimini contro la dignità del giornalista”.

Ruotolo e Borrometi hanno poi fatto riferimento a una lunga serie di titoli pubblicati da Libero che in passato hanno suscitato polemiche. A cominciare dal “Bastardi islamici” scritto dopo gli attentati di Parigi, per il quale l’allora direttore Maurizio Belpietro venne denunciato e poi assolto. Ma hanno citato anche il titolo sessista “Patata bollente” riferito a Virginia Raggi, per cui il giornale era stato condannato dal Tribunale di Milano e dall’Ordine dei Giornalisti. E poi ancora, “Renzi e Boschi non scopano”, quello del gennaio 2019 “Comandano i terroni”, e il recente “Vieni avanti Gretina” riferito alla visita a Roma dell’attivista per l’ambiente Greta Thunberg.

“L’idea che Vittorio Feltri offre è che si possa, impunemente, permettersi questo avvelenamento chirurgico”, concludono i due giornalisti. “E non è un problema solo suo. Almeno, non lo è più. A lui non frega niente: il limite, la deontologia, la misura, il buon senso, diremmo perfino la dignità sembrano saltate da tempo. Continuiamo a batterci contro la censura e gli editti, ma non possiamo accettare tra noi chi istiga all’odio. Ne va della nostra credibilità”.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Verna ha replicato alla lettera dicendo di condividere le ragioni dei due colleghi e, ha scritto, “se l’ordine dei giornalisti fosse un club mi autosospenderei pure io. Ma non lo è, e l’istituto dell’autospensione non esiste, ci si può semmai cancellare, astenendosi dallo svolgere la professione e salvo il diritto d’opinione per poi iscriversi di nuovo quando sono cessate le ragioni di cui alla polemica”. Verna ha poi ricordato che Feltri, “come chiunque altro potrà semmai essere sottoposto al rituale procedimento disciplinare, al termine del quale ci sarà un pronunciamento che tutti dal sottoscritto a Borrometi e Ruotolo dovranno rispettare”.

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