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Avellino, la missione impossibile - 9/9

La squadra di Giorgio Armani parte in pole position, ma dietro sgomitano la Vanoli Cremona del coach della Nazionale Meo Sacchetti e la Reyer Venezia che sfilò lo scudetto all'Olimpia due anni fa. Ma attenzione anche a Trento, l'unica finalista negli ultimi due anni, e alle sorprese Sassari e Brindisi. Mentre Trieste e Avellino cercano due missioni impossibili contro le prime della classe. Numeri, storie e curiosità delle sfide scudetto che iniziano oggi con Milano-Avellino e Brindisi-Sassari
Avellino, la missione impossibile - 9/9
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Avellino, la missione impossibile

Ha acciuffato i playoff per i capelli, all’ultima giornata, e grazie agli incastri della classifica avulsa. Tutta colpa di un girone di ritorno giocato a ritmi da salvezza (5 vittorie, 10 sconfitte) compensato solo da un girone d’andata vicino alla perfezione. Si presenta al Forum di Assago per una missione che ha i contorni dell’irrealtà, ma con il vantaggio di non avere alcun tipo di pressione e la consapevolezza di poter sfruttare il talento diffuso (Caleb Green, Kyfer Skyes, Demonte Harper) e il cuore italiano di Luca Campogrande, che quando la squadra si è ritrovata falcidiata da partenze e infortuni ha giocato oltre le aspettative, e Ariel Filloy. La Sidigas Avellino proverà a ripartire dal 30 dicembre 2018, quando l’Olimpia Milano cadde al PalaDelMauro sotto i colpi di Skyes, autore di 31 punti, nonostante la squadra iniziasse già a conoscere le prime sofferenze stagionali poi sfociate nell’esonero di coach Nenad Vucinic, sostituito dal suo vice Massimo Maffezzoli. Servono 3 partite come quella lì: mission impossible, forse.

L’UOMO IN PIÙ
Conosce il clima playoff, ha già assaporato il gusto della vittoria contro Milano quando era a Sassari, anni fa, e dimostrato di poter essere il vero ago della bilancia biancoverde. Caleb Green sta facendo di tutto per esserci dopo l’infortunio che lo ha tenuto lontano dal campo nelle ultime 4 giornate. Ala grande, ma con percentuali da guardia (36.6% da 3) e visione da playmaker (2.7 assist) è un giocatore senza difetti. Nelle 25 presenze stagionali ha chiuso per 19 volte con più di 10 punti a referto e il suo momento di difficoltà è coinciso con quello di tutta la squadra. Se Milano dovesse sudare più del previsto, bisognerà con ogni probabilità controllare il suo tabellino per capire il perché.

LA STORIA
Si è presentato in ritardo all’inizio stagione, ma con tanto di giustificazione della società: Keifer Sykes doveva presenziare alla prima del docufilm di cui è protagonista, Chi-Town, disponibile su Amazon. Storia di periferia malfamata, infanzia difficile e riscatto improvviso. Nato a Chicago nel 1993, penultimo giorno dell’anno, come LeBron James e Tiger Woods, Sykes diventa adulto in fretta: a 16 anni è già papà, poco dopo inizierà a fare da padre anche ad alcuni cugini. Studia, va al college, resta ai margini della Nba, sbarca in Turchia e poi in Campania. Doveva fare il secondo di Norris Cole, si è ritrovato protagonista. Quando la società ha avuto problemi economici, come raccontò a La Gazzetta dello Sport, ha deciso di fare la sua parte: è andato a convivere con un compagno di squadra per far risparmiare un affitto.

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