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L'incognita Reyer Venezia - 4/9

La squadra di Giorgio Armani parte in pole position, ma dietro sgomitano la Vanoli Cremona del coach della Nazionale Meo Sacchetti e la Reyer Venezia che sfilò lo scudetto all'Olimpia due anni fa. Ma attenzione anche a Trento, l'unica finalista negli ultimi due anni, e alle sorprese Sassari e Brindisi. Mentre Trieste e Avellino cercano due missioni impossibili contro le prime della classe. Numeri, storie e curiosità delle sfide scudetto che iniziano oggi con Milano-Avellino e Brindisi-Sassari
L'incognita Reyer Venezia - 4/9
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L’incognita Reyer Venezia

Un ruolino di marcia da prima della classe per tre quarti di stagione, in pratica sempre a un’incollatura da Milano. Dalla 24esima giornata, però, il cambio di passo in negativo, con un record di 4 sconfitte e tre vittorie. Qualcosa, in campo o negli spogliatoi di quella che da tutti viene considerata l’anti-Olimpia, si è inceppato. E a sembrare i fantasmi di se stessi sono i costruttori di gioco: il capitano Marquez Haynes, Julyan Stone e il playmaker aggiunto Austin Daye. Nonostante ciò la Reyer Venezia resta, almeno sulla carta, la favorita numero uno per la finale insieme ai biancorossi. Il sistema di gioco di coach Walter De Raffaele è ben rodato, la panchina è lunghissima, i giocatori si conoscono e alcuni di loro, tecnico compreso, hanno contribuito in modo determinante alla vittoria dello scudetto di due anni fa. Ai quarti sfiderà proprio la finalista di quella stagione, cioè Trento. Se partirà bene, potrebbe acquisire la fiducia persa nell’ultimo mese e mezzo. E a quel punto diventerebbe un serio problema per tutti.

L’UOMO IN PIÙ
Fino alla fine è stato in lizza per il titolo di Mvp, finito nelle mani di Crawford. Mitchell Watt ha chiuso una stagione regolamentare di alto livello. I suoi 15,3 punti di media a partita (70% da 2, 41% da 3) in soli 22 minuti di utilizzo (a cui aggiunge 5,5 rimbalzi) ne fanno uno dei centri più solidi del campionato. Unica pecca, le percentuali dalla lunetta. Quando la Reyer ha bisogno di ossigeno, lui c’è e sa sempre cosa fare. In coppia con Austin Daye, ala forte dalle mani ‘educate’ e che per questo sa aprire il campo, può essere devastante.

LA STORIA
Anche lui in lizza per uno dei premi più ambiti, quello di miglior italiano del campionato, Stefano Tonut ha dovuto fare i conti con una stagione complicata. A dicembre l’infortunio alla caviglia e, a gennaio, l’operazione per un’ernia del disco lombare (problema che si portava dietro da tempo). Figlio d’arte (il papà Alberto giocò diversi anni a Trieste e a Livorno e vinse l’oro europeo nel 1983), la guardia 25enne ha saputo riprendersi alla grande: nelle ultime otto partite, è andato 7 volte in doppia cifra, segnando 20 punti proprio contro Milano (a inizio stagione ne aveva messi a referto 22 contro Pesaro e 21 contro Bologna). Dopo lo scudetto di due anni fa, vinto non esattamente da protagonista, Tonut è pronto a prendere per mano la squadra e a dimostrare, una volta per tutte, il suo valore. Con l’obiettivo di fare come papà, ma ai Mondiali: da questi playoff dipende la sua presenza o meno in Cina ai Mondiali.

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