Sono più di 200 le parti civili ammesse al processo che vede imputati gli ultimi tre direttori della Raffineria di Milazzo. Tra queste anche il ministero dell’Ambiente, oltre ad  associazioni ambientaliste, comuni e persone fisiche. Il giudice monocratico del Tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto, Antonio Orifici, ha anche autorizzato la citazione in giudizio come responsabile civile della raffineria. Disastro colposo e getto pericoloso di cose sono i reati contestati a Marco Antonio Saetti, direttore generale della raffineria dal 2009 (per il quale i difensori hanno chiesto il proscioglimento per prescrizione), per Gaetano De Santis, direttore dal 2012 al 2014, e Pietro Maugeri, attuale direttore.

“Un’eccezionale diffusione, nella popolazione dimorante nella località e nei comuni limitrofi allo stabilimento, di patologie dell’apparato respiratorio e tumorali anche mortali, con sensibile incremento anche del tasso di mortalità. Picchi elevati di inquinanti del tipo polveri sottili, metano e biossido di zolfo, nonché – almeno nell’anno 2006 – erano registrati elevati valori di concentrazione media oraria di inquinante del tipo di idrocarburi non metanici”, è l’accusa mossa dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto nella richiesta di rinvio a giudizio.

“Siamo soddisfatti del provvedimento del giudice che ha accolto integralmente le nostre ragioni – commentano Antonio Giardina e Paolo Rotelli, gli avvocati che hanno chiesto l’ammissione di costituzione civile per le persone fisiche, nonché legali dei Comuni di San Fratello e di Milazzo – citando espressamente la giurisprudenza da noi sottolineata in atti. Adesso si apre una nuova pagina per Milazzo in cui finalmente tutte le persone fisiche potranno essere risarcite dei danni subiti”.

Ma questo è solo uno dei processi che coinvolgono dirigenti, direttori e operai della Raffineria della Valle del Mela. Martedì 30 aprile, infatti, continuerà il processo per l’incendio in uno dei serbatoi avvenuto nel settembre del 2014. Imputati in questo caso per disastro colposo sono l’attuale direttore della raffineria di Milazzo, Pietro Maugeri (già a giudizio per le emissioni di gas dal 2009), e altri otto dipendenti della raffineria. Alla sbarra, in questo caso, perché la notte del 27 settembre il serbatoio Tk-513, prese fuoco. Quella notte una fiamma altissima fu visibile per chilometri e per diverse ore. Disperse nell’ambiente “16mila tonnellate” di Virgin Naphta, “sostanza altamente tossica per l’essere umano (irritazione cutanea, possibilità di mutagenicità delle cellule germinale, cancerogenicità, possibilità di danno alle vie respiratorie) e pericolosa per l’ambiente”, così infatti si legge nella richiesta di rinvio a giudizio.

Inizialmente l’accusa aveva contestato anche il reato di incendio: “Prendiamo atto con soddisfazione – hanno commentato i legali della Raffineria – dell’accoglimento delle tesi difensive in relazione all’esclusione delle parti civili private e all’impossibilità di contestare contemporaneamente il reato di incendio e di disastro colposo. Per quanto concerne quest’ultima residua contestazione, siamo certi di poter dimostrare nel corso del dibattimento, e sulla base di dati oggettivi, l’inesistenza degli effetti descritti nel capo di imputazione”.

Sempre martedì 30 aprile proseguirà il processo per omicidio colposo e lesioni colpose per le malattie contratte da otto operai esposti all’amianto senza mascherine e impianti di areazione a carico di direttori, responsabili legali e responsabili della sicurezza che si sono succeduti praticamente ininterrottamente dagli anni ’80 ai giorni nostri

Articolo Precedente

Tav, il ministro Costa: “Sono preoccupato per l’amianto presente lungo il percorso”

next
Articolo Successivo

Africa, nasce la Grande muraglia verde. Così il clima torna a respirare (e pure noi)

next