Quello che sta accadendo in questi giorni a Savona è incredibile ed eversivo: non può essere lasciato passare sotto silenzio. Il Prefetto ha infatti deciso di modificare lo storico percorso della fiaccolata antifascista del 24 aprile in quanto passerebbe davanti alla sede di CasaPound.

E’ bene ricordare che Savona è città medaglia d’oro al valor civile, fu sede del processo a Pertini, ai fratelli Rosselli, a Turati, vide la mobilitazione operaia contro l’occupazione nazifascista negli scioperi del 1° marzo 1944. Che il legame della città con la lotta al nazifascismo sia fortissimo lo si coglie nella materialità del disegno urbano: quando entrate in città dal casello autostradale vi troverete a percorrere un lungo vialone che si chiama non a caso via Stalingrado.

Il Prefetto con la sua improvvida decisione calpesta questa realtà: quello che è uno spazio pubblico costruito a partire dalla liberazione – fisica, non solo ideale – dal nazifascismo si rovescia nel suo contrario: è la presenza della sede fascista di CasaPound che secondo il Prefetto deve delimitare la possibilità di fare la fiaccolata del 24 aprile. Questo rovesciamento è un vero e proprio atto eversivo: cosa sarebbe successo se CasaPound avesse aperto 10 sedi? Il Prefetto avrebbe vietato la fiaccolata del 24 aprile?

Questo revisionismo pratico è tanto più grave in quanto viene posto in essere da un rappresentante istituzionale, del governo, dal Prefetto. E’ lo stato nella sua presenza sul territorio che si incarica di rovesciare la storia di una comunità, di negare la liberazione della città. Non è un fatto di poco conto. Il clima di salvinizzazione sta producendo nel paese un degrado morale e democratico di non poco conto ma qui ci troviamo di fronte ad un salto di qualità. Non dello sdoganamento di sottoculture razziste a fascistoidi stiamo parlando ma del comportamento dello stato italiano. Non vi sfuggirà che il fascismo andò al potere in Italia grazie alla collaborazione decisiva della monarchia ma anche grazie all’ignavia dei liberali. Il movimento fascista non avrebbe mai avuto la forza per imporsi al paese e il demagogo che lo guidava non a caso aspettò a Milano l’esito della marcetta su Roma. La stessa cosa successe in Germania. Senza la benevolenza dell’aristocrazia prussiana e del presidente von Hindemburg, Hitler sarebbe rimasto un demente tra i tanti e non avremmo avuto la Seconda guerra mondiale, le decine di milioni di morti e l’Olocausto.

Per questo l’atto del Prefetto di Savona è grave, perché parla di errori già commessi cento anni fa e che hanno avuto conseguenze devastanti per l’umanità. Non è la disumanità dei fascisti che mi spaventa ma la “banalità del male” posta in essere dalle persone normali che non si rendono conto – per ignavia, opportunismo o scelta politica poco importa – di riaprire la strada alla barbarie. Come la commissaria straordinaria del comune di Cumiana – anche questo comune medaglia d’oro al valor civile – che incredibilmente non ha convocato le celebrazioni ufficiali del 25 aprile.

L’antifascismo oggi passa in primo luogo evitando la banalizzazione del fascismo, quella di cui è protagonista Salvini e che comincia a fare adepti tra coloro che dovrebbero servire lo Stato.

Per questo il 24 sera sarò a Savona a partecipare alla fiaccolata, per questo il 25 aprile alla mattina sarò a Cumiana a testimoniare una vicinanza a quella comunità ferita. Per questo il 25 pomeriggio sarò a Milano a quella grande manifestazione che ci parla delle ragioni della nostra Repubblica. Ora e sempre resistenza non è più uno slogan.

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